Mamma beve shake proteici per dimagrire e muore a 25 anni

Mamma beve shake proteici per dimagrire ma muore a 25 anni
Mamma beve shake proteici per dimagrire ma muore a 25 anni
di Alessia Strinati
Domenica 14 Luglio 2019, 16:19 - Ultimo agg. 16:26
2 Minuti di Lettura
Voleva perdere peso dopo la sua ultima gravidanza con degli shake proteici, ma è morta. A raccontare la storia di Meghan è sua mamma Michelle White, 52enne ancora ossessionata dalla perdita di sua figlia morta a soli 25 anni a causa della Urea Cycle Disorder, che causava un letale accumulo di ammoniaca nel sangue, causata dall'eccessiva assunzione di proteine che faceva la donna per dimagrire.




La madre della vittima racconta di aver saputo dell'intenzione della figlia di perdere peso, ma non sapeva che le proteine in polvere che assumeva potessero farle tanto male. Secondo quanto riporta il Mirror Meghan aveva una vera e propria ossessione per il fitness: si allenava sempre e si aiutava con degli integratori. Tutti la ricordano come una ragazza sana, sportiva, dinamica, ma l'eccesso anche in questi casi può far male.

La sua ossessione era iniziata dopo la nascita del suo secondo figlio. Meghan, spiega la madre, era sempre stata una ragazza sportiva, ma dopo il secondo bambino il fitness era diventata una vera ossessione e non riusciva a stare lontana dalla palestra. Anche l'alimentazione era molto cambiata e diventata quasi totalmente proteica, Meghan si era resa conto che stava esagerando ma purroppo era troppo tardi. Si è sentita male mentre era in casa con in figli, è stata portata in ospedale ma non è riuscita a sopravvivere.

Meegan soffriva di Urea Cycle Disorder, una malattia di cui non era a conoscenza, una condizione genetica che rendeva difficile all'organismo rimuovere i rifiuti pericolosi prodotti dalla digestione delle proteine ​​trovate nei frullati che consumava quotidianamente. Il che significava che una tale dieta ricca di proteine ha causato un accumulo di ammoniaca nel sangue. L'ammoniaca aveva raggiunto il suo cervello, causando danni irreversibili  e la morte.
© RIPRODUZIONE RISERVATA