Maradona, com'è morto. E il clan accusa: «Lasciato da solo per 12 ore»

Maradona, com'è morto. E il clan accusa: «Lasciato da solo per 12 ore»
di Roberto Ventre
Venerdì 27 Novembre 2020, 12:00 - Ultimo agg. 16:39
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In Argentina divampano le prime polemiche sulle cause della morte di Diego Armando Maradona avvenuta mercoledì mattina, intorno alle 12, in una casa a Tigre, in un quartiere residenziale di Buenos Aires: il campione argentino stata trascorrendo lì il periodo di convalescenza dopo l'intervento chirurgico alla testa al quale era stato sottoposto il 4 novembre alla clinica di Olivos a Buenos Aires, pochi giorni dopo aver festeggiato il 30 ottobre il suo sessantesimo compleanno.

«È stato lasciato solo per 12 ore dai sanitari che si sarebbero dovuti occupare di lui», l'accusa lanciata dall'avvocato del campione argentino Matias Morla che ha postato un duro comunicato su Twitter chiedendo che venga aperta un'indagine approfondita sulla vicenda. «L'ambulanza è arrivata in ritardo di mezz'ora, un'idiozia criminale», attacca ancora il legale che conclude. «Diego è stato un buon figlio, il miglior giocatore del mondo e una persona onesta».

Accuse anche da parte di Alfredo Cahe, storico medico personale di Maradona: «Era profondamente depresso e angustiato, non è stato curato come si sarebbe dovuto fare. Non solo Diego avrebbe dovuto restare nella clinica - ha detto, intervistato da Telefé - ma in un'area ampiamente specializzata, con una infrastruttura differente a quella di cui disponeva nella casa dove è morto, simile a quella che era a sua disposizione quando lo portammo a Cuba». In passato Cahe ha vissuto momenti molti difficili accanto a Maradona, quando era sofferente ed in crisi fisica. «Nella sua stanza - ha aggiunto - avrebbe dovuto essere sempre presente un medico, il decesso è avvenuto «in una maniera insolita». Cahe ha anche criticato il modo in cui è stato realizzato l'intervento per l'ematoma subdurale nella clinica di Olivos, lo scorso 4 novembre. «L'esame non è stato realizzato in forma completa. Diego non ha avuto la necessaria protezione. Non ho capito perché vi è stata tanta urgenza di operarlo.

Mi sono rimasti molti dubbi. Non c'era bisogno di realizzare l'intervento chirurgico in forma così rapida». Infine Cahe ha rivelato che negli ultimi giorni Maradona viveva in un profondo stato di depressione. «Diego era molto triste - ha detto - e il suo psicologo mi ha chiamato per dirmi che il morale dell'ex calciatore era a terra».

 

Diego fu dimesso dalla clinica Olivos l'11 novembre, una settimana dopo l'intervento alla testa condotta dal dottor Leopoldo Luque, medico personale dell'argentino. Da quel giorno aveva cominciato il periodo di convalescenza in un'abitazione a Tigre e due settimane dopo la terribile notizia della sua morte che ha sconvolto tutto il mondo e non solo quello calcistico e sportivo.

Un'insufficienza cardiaca acuta, con cardiomiopatia dilatativa: sono questi gli esiti dell'autopsia preliminare effettuata nella serata di mercoledì sul corpo di Diego Armando Maradona. Gli esami sono stati svolti all'ospedale di San Fernando, fuori dal quale stazionavano, come in tanti altri luoghi simbolo dell'Argentina, numerosi tifosi sotto choc. «L'insufficienza - hanno potuto accertare i medici - è stata provocata da edema polmonare acuto», secondo il Clarin. L'autopsia è durata circa tre ore, tra le 19.20 e le 22.30, e hanno partecipato cinque sanitari convocati dall'Ufficio del Pubblico ministero di San Isidro ai quali si è unito un sesto medico designato dalla famiglia. Il procuratore generale di San Isidro, John Broyard, aveva avanzato dopo i primi test che «non si erano notati segni violenza». 

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Nessuno ha avuto il coraggio di dare la notizia a Carlos Bilardo, l'allenatore dell'Argentina campione del mondo del 1986, che ha 82 anni e soffre di disturbi neurologici. Bilardo non fu solo l'allenatore del Pibe de oro, ma una sorta di padre adottivo. «Non posso dirgli che Diego è morto», ha confessato a Radio Provincia il fratello di Carlos, Jorge Bilardo. L'ex allenatore dell'Albiceleste vive in un appartamento a Buenos Aires dove viene curato da alcune infermiere, alle quali è stato vietato di fargli guardare la televisione. «L'infermiera sapeva già che se fosse successo, la televisione doveva essere vietata. E così è stato. A Carlos è stato detto che il cavo tv si è rotto», ha raccontato Jorge Bilardo. 

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