Maradona, la maledizione del clan: tutti gli uomini di Diego finiti in tribunale

Maradona, la maledizione del clan: tutti gli uomini di Diego finiti in tribunale
di Francesco De Luca
Martedì 1 Dicembre 2020, 08:00 - Ultimo agg. 16:19
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El entorno de Maradona. In Argentina chiamano così il clan che ha accompagnato in questi anni Diego, morto però in solitudine tre settimane dopo l'operazione al cervello. Era destino, forse, che finisse così l'uomo più popolare al mondo. El entorno de Maradona, dai familiari ai procuratori, dai segretari personali ai medici che si sono presi cura - la magistratura di Buenos Aires sta accertando quanto efficacemente - dell'ex capitano del Napoli, da anni dipendente non più dalla cocaina ma da alcol e psicofarmaci. 

 

Il primo a occuparsi del business Maradona fu Jorge Cyterszpiler, origini polacche, più grande di due anni di Diego. Si erano conosciuti nel 73 durante il torneo dedicato a Evita Peron. Il futuro manager del Pibe, e creatore dell'agenzia Maradona Production, aveva una grande passione per il calcio ma non riuscì a giocarvi a causa della poliomelite. Curò tutti gli importanti contratti di Diego, fino a quello dell'84 con Ferlaino. Aprì la sede napoletana della Maradona Production - da Barcellona erano arrivati l'addetto stampa Guillermo Blanco, il cameraman Juan Carlos Laburu e la segretaria Cecilia Pagni - in via Petrarca. Il feeling con Diego si interruppe dopo il primo anno a Napoli per una questione di affari sbagliati e ammanchi dai conti correnti.

Jorge, che ha continuato l'attività di procuratore, è morto nel 2017 in tragiche circostanze.

A metà degli anni 80 manager di duecento calciatori sudamericani e della tennista Gabriela Sabatini, Guillermo Coppola sostituì Cyterszpiler a Napoli, vivendo al fianco di Maradona nell'ufficio di via Scipione Capece, dove lavoravano la segretaria Pagni e l'autista Gianni Aiello. Personaggio enigmatico, Coppola accompagnava Diego non solo agli appuntamenti con gli sponsor o alle trattative con i presidenti dei club che volevano acquistarlo (Milan e Marsiglia) ma anche alle feste dove c'erano tante donne, divertimento sfrenato e parecchia polvere bianca. A un certo punto, Coppola apparve come il diavolo che stava rovinando Diego. Il suo gravissimo errore fu quello di assecondarne le scelte sbagliate. Prima di interrompere questo esplosivo sodalizio nell'autunno 90, Guillermo detto Guillote era riuscito a obbligare Ferlaino, alla scadenza del contratto, a riacquistare Maradona pagando al campione un bonus per il rinnovo di 6,5 milioni di dollari. Alla fine degli anni 90, dopo le due squalifiche e l'addio al calcio, Coppola è tornato al fianco di Maradona come consulente perché era impellente il bisogno di fare cassa. È stato l'unico dei suoi vecchi manager presente alla veglia funebre di giovedì scorso nella Casa Rosada, portando peraltro la bara.

Negli anni napoletani c'era un vasto e variegato entorno. L'uomo saggio del clan, Fernando Signorini, era il preparatore atletico di Diego: ottimo professionista, sarebbe stato al suo fianco anche quando fu il ct della Seleccion argentina al Mondiale sudafricano. A un certo punto, comparve un presunto regista, Carlos Onofrio detto il Pato, che curò un programma televisivo del Diez con Mariano Piscopo, uno dei giornalisti più legati a Maradona. Salvatore Sorrentino, imprenditore di Ercolano, abituale frequentatore della famiglia del Pibe: una sera irruppe in uno studio televisivo per attaccare il giornalista che aveva messo un voto basso al campione. C'era un viavai di argentini - come i calciatori Osvaldo Dalla Buona e Ricardo Prostamo, amici d'infanzia di Diego accasatisi a Nola e Pozzuoli - nella casa di via Scipione Capece. Tanti i parenti e non era sempre un bene: Gabriel Esposito entrò in contatto con ambienti della malavita e vi furono momenti di tensione per i Maradona. Il figlio di Gabriel, Johnny è stato vicino a Diego negli ultimi giorni di vita.

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Marcos Franchi, commercialista e già socio di Coppola, ha seguito l'ex campione negli anni più duri: quelli delle squalifiche, dell'arresto a Buenos Aires, delle crisi e dei ricoveri, dei tanti affari sbagliati, dello scontro legale con il Napoli, in cui fu assistito dal professore Giovanni Verde, poi vicepresidente del Csm. Le redini dell'azienda Maradona sono state riprese da Claudia Villafane, la compagna sposata da Diego nell'89, finché non c'è stato uno scontro giudiziario, con accuse durissime su investimenti non autorizzati a Miami e in altri paesi sudamericani. Ad affiancare il Pibe in questi processi un avvocato noto a Buenos Aires, Matias Morla, che ha curato anche i suoi affari, grazie a un mandato che è stato contestato dalle figlie di Diego, Dalma e Gianinna. Morla, di fatto l'ultimo manager di Maradona, è adesso accusato dalla famiglia di aver creato il vuoto intorno a quell'uomo malato. Nelle ultime settimane era impossibile anche per Dalma e Gianinna contattare il padre, non solo per gli ex compagni: nessuno degli ex giocatori del Napoli riuscì a fargli gli auguri per i 60 anni. Accanto a Maradona c'era un segretario, Maxi Pomargo, cognato di Morla, una sorta di guardaspalle. Tra Dubai e l'Italia, invece, agiva il napoletano Stefano Ceci procurando contratti di sponsorizzazione e cachet per ospitate televisive. 

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