Maradona, al processo la verità di Luque: «Diego stava bene, non ho mai visto gonfiore o dispnea»

Maradona, al processo la verità di Luque: «Diego stava bene, non ho mai visto gonfiore o dispnea»
di Francesco De Luca
Martedì 29 Giugno 2021, 11:03 - Ultimo agg. 30 Giugno, 09:00
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È stato l'ultimo dei sette interrogati dai magistrati dalla procura di San Isidro titolari da sette mesi dell'inchiesta sulla morte di Diego Armando Maradona. E non è un caso. Perché il neurochirurgo Leopoldo Luque è la figura più inquietante di questa storia. Un neurochirurgo medico di fiducia del Campione che però non lo opera al cervello il 3 novembre perché così decide la famiglia. Un medico di famiglia (medico de cabecera) che dichiara che non era il responsabile del trattamento sanitario domicilare deciso - dai sanitari e dalla famiglia - dopo quella operazione presso la clinica Olivos pochi giorni dopo i sessant'anni del Pibe. Ma soprattutto un medico che afferma, davanti ai magistrati, che le conclusioni della commissione di periti è errata perché gli accertamenti effettuati tra il 2019 e il 2020 non indicavano che Maradona avesse un'insufficienza renale cronica e problemi cardiaci. Quando tutti sapevano che il cuore di Diego, da almeno vent'anni, era a pezzi a causa della tossicodipendenza. 

Luque si è presentato con una memoria di cento pagine, oltre che con il suo avvocato Julio Rivas. Ha mostrato ai magistrati della Fiscalia di San Isidro una foto con l'ex capitano del Napoli e della Seleccion argentina per dimostrare che non era gonfio. «Quando sono stato a causa sua non ho mai visto gonfiore o dispnea. Diego diceva di stare bene».

Quando invece stava male. Diego non avrebbe mai detto - probabilmente - la verità perché temeva un ricovero in ospedale. Peraltro - ha sostenuto nell'interrogatorio il dottor Luque - dopo l'operazione il suo assistito aveva rifiutato di essere trasferito in altra struttura sanitaria e non sussistevano gli estremi per il ricovero coatto in base alla legge di salute mentale 26657.

Luque ha provato a spogliarsi della responsabilità di coordinatore della struttura sanitaria che era stata allestita presso l'appartamento del Barrio San Andres a Tigre, dove Diego sarebbe morto il 25 novembre dopo dodici ore di agonia, secondo i venti esperti che hanno fatto parte della commissione medica. «Non ero il responsabile della gestione di Maradona, nessuno mi dava informazioni». E allora chi era il medico di riferimento di infermieri, guardiani e assistenti a vario titolo? È evidente che la tesi dei medici è fondata: Maradona è stato abbandonato dai medici, quindi avviato verso la morte. Adesso i magistrati avranno dieci giorni di tempo per decidere se Luque e gli altri sette indagati per omicidio colposo con dolo eventuale - reato che prevede una detenzione da 8 a 25 anni - dovranno andare a processo. 

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