Washington, marcia delle donne ccontro Trump: 500mila in piazza. Manifestazioni in tutto il mondo

Washington, marcia delle donne ccontro Trump: 500mila in piazza. Manifestazioni in tutto il mondo
Sabato 21 Gennaio 2017, 21:02 - Ultimo agg. 23 Gennaio, 10:36
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Centinai di migliaia di persone in piazza in tutto il mondo contro Donald Trump, al quale è stato inviato un messaggio chiaro: l'America «non sei tu». «Resisteremo, battendoci». Da Washington a New York, da Londra a Sydney, da Roma a Berlino, da New Delhi a Cape Town, centinaia di migliaia di manifestanti hanno invaso le strade per dire no al 45/mo presidente degli Stati Uniti. Se negli Usa la protesta è contro colui che non si ritiene essere il proprio presidente e in difesa dei diritti civili, in Europa e nel resto del mondo si manifesta e si esprime preoccupazione per il populismo e il protezionismo di Trump, e i loro effetti anche sulla pace.

A Washington la marcia delle donne porta in sstrada almeno mezzo milione di persone e il numero dei partecipanti è talmente elevato che gli organizzatori e le forze dell'ordine sono costrette a rivedere il percorso del corteo. Un fiume di persone marcia al grido di «Yes we can» e «Noi siamo il voto popolare». Nella zona non sono ancora state smantellate le strutture usate per la parata presidenziale ieri nel giorno dell'insediamento di Donald Trump presidente.

Ma la manifestazione va al di là dei confini della capitale, contagiando tutta l'America con una marea rosa. A New York l'appuntamento è sotto la Trump Tower vicino alle Nazioni Unite, poi l'invasione della Quinta Strada, dove proprio Trump ha abitato fino a pochi giorni fa. Lo slogan è 'Not my president', per dire chiaramente che Trump non riflette l'America e i suoi valori. Anzi rischia di spazzarli via. Trump, è la denuncia delle donne, rischia di incenerire i
loro diritti, così come quelli dei gay e dell'ambiente, gettando un'ombra su anni di lotta e di conquiste anche davanti
ai saggi della Corta Suprema. A rischio c'è il diritto all'aborto e alle nozze fra lo stesso sesso, con la minaccia di
Trump di nominare alla Corte Suprema un giudice conservatore.

I manifestanti fanno sentire la loro voce, il loro scontento. Con loro, anche se a distanza, c'è Hillary Clinton,
la loro paladina, colei che avrebbero voluto vedere alla Casa Bianca e che invece, nonostante la vittoria al voto popolare, è stata relegata in tribuna, stoicamente, durante il giuramento di Trump. Le manifestazioni, le più grandi della storia americana contro un presidente che ha appena giurato, sono pacifiche ma preoccupate dall'imprevedibilità di un presidente che, i manifestanti, definiscono un 'dittatorè. «Sexist, racist and anti-gay, Donald Trump go away» cantano in tutta America le donne anti-Trump.

Le prime indicazioni della nuova amministrazione sembrano confermare le loro paure: dal sito della Casa Bianca di Donald Trump sono sparite le sezioni dedicate alla lotta al cambiamento climatico e alla comunità Lgbtq. Nel sito non compaiono in nessuno dei documenti sulle politiche del presidente le parole nero o afro-americano. E la sezione che era dedicata al cambiamento climatico è sostituita da 'An American First Energy Plan', in cui non si parla di clima e si afferma che il presidente «è impegnato a eliminare le politiche non necessarie e dannose come il Climate Action Plan».

Al presidente l'imponente manifestazione di Washington, che rischia si superare per numero di partecipanti quella del 1969 contro la Guerra in Vietnam, non sfugge. Mentre si sposta dalla National Cathedral alla Casa Bianca, Trump ha l'occasione di assaggiare, dal finestrino, il clima della protesta, alla quale prendono parte molte di quelle star di Hollywood che hanno rifiutato di partecipare alla sua inaugurazione: da Michael Moore ad Alicia Keys, passando per Scarlett Johansson.


 

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