Marmi del Partenone, Tsipras "taglia" la consulenza legale della signora Clooney

Marmi del Partenone, Tsipras "taglia" la consulenza legale della signora Clooney
di Laura Larcan
Lunedì 16 Febbraio 2015, 16:58 - Ultimo agg. 17 Febbraio, 08:53
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Si fa presto a coinvolgere star di Hollywood come George Clooney per titanici buoni propositi filantropici. E quanto mai titanica è l’impresa a colpi di avvocati e formule giuridiche internazionali per la restituzione dei marmi del Partenone dal British Museum di Londra alla legittima acropoli di Atene, che ora rischia di perdere i suoi testimonial più glamour.

La complessa, chiacchierata, delicata operazione di riportare in patria dopo duecento anni il tesoro del Partenone è stata seguita dal 2011 nientemeno che dall’avvocato Amal Alamuddin, oggi signora Clooney per le cronache del jet set, moglie del grande e fascinoso attore George.

Per conto del suo famoso studio legale londinese Doughty Street Chambers, la bella e impegnata Amal Clooney è intervenuta come consulente internazionale per studiare la migliore soluzione giuridica possibile al fianco di David Hill, l’archeologo che presiede l’associazione mondiale per la restituzione dei Marmi del Partenone.

E a dare nuovo impulso alla risoluzione del caso, era intervenuta anche la recente campagna messa in campo dall’Unesco, col suo ambasciatore Marianna Vardinoyiannis, sotto lo slogan delle “3 R”, “Ritorno” dei marmi, “Restauro” del Partenone e “Ripartenza” della storia. Ora però le pedine della scacchiera politica potrebbero cambiare regia.

È dell’ultima ora infatti la notizia che il nuovo governo greco guidato dal neo-premier di sinistra Alexis Tsipras stia prendendo in seria considerazione la possibilità di adottare una diversa strategia per ottenere la restituzione dei Marmi del Partenone dal British Museum di Londra, e probabilmente cesserà la cooperazione con l’avvocato Amal Alamuddin Clooney e il suo studio legale sul Tamigi.

Questione non da poco, quella dei Marmi. Sono più di trent’anni che il governo di Atene ne richiede la restituzione. Un tesoro di 15 metope, 56 bassorilievi di marmo e 12 statue, senza dimenticare una delle sei cariatidi del tempietto dell’Eretteo. Un “bottino” che Lord Thomas Bruce Elgin nel 1802, in veste di ambasciatore britannico, fece prelevare e vendette nel 1816 al British Museum. Istituzione che in tutta questa storia ha risposto picche. Non solo, ma a dicembre scorso ha fatto infuriare il mondo della cultura greco, quando ha prestato un preziosissimo marmo (Divinità fluviale) del Partenone alla Russia per una mostra inaugurata all’Hermitage di San Pietroburgo.

Il nuovo ministro della Cultura e dell’Istruzione, il filosofo Aristides Baltas, parlando con la stampa, ha reso noto chiaramente che la Grecia sta cercando una nuova strategia per riportare a casa le preziose sculture. «La nostra campagna proseguirà - ha detto il ministro - ma la strategia e il nostro modo di agire possono essere modificati, se necessario. Nelle prossime settimane esamineremo la situazione in dettaglio e se vedremo la necessità di modificarla, lo faremo». Per carità, la questione dei Marmi ha ricevuto una buona pubblicità dopo l'intervento della signora Clooney, e di questo ne è consapevole anche il vice ministro della Cultura Nikos Xydakis.

Ma alla base della decisione dovrebbero esserci cause economiche. Da quanto si apprende, il nuovo esecutivo greco guidato dal Tsipras intenderebbe annullare il contratto sottoscritto dal precedente governo con Amal Alamuddin-Clooney e il suo studio per ragioni economiche. E le polemiche non mancano, visto che l'ex ministro della Cultura Constantinos Tasoulas, da parte sua, ha smentito che sia mai stato firmato un contratto tra il precedente governo greco e lo studio legale britannico.

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