MeToo travolge McDonald's, l'azienda querela l'ex Ceo: «Rapporti con tre dipendenti»

MeToo travolge McDonald's, l'azienda querela l'ex Ceo: «Rapporti con tre dipendenti»
MeToo travolge McDonald's, l'azienda querela l'ex Ceo: «Rapporti con tre dipendenti»
di Flavio Pompetti
Martedì 11 Agosto 2020, 07:17 - Ultimo agg. 10:12
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La caduta del ceo della McDonald's Steve Easterbrook lo scorso novembre era stata rapida, fragorosa e il meno dolorosa possibile per l'azienda, come accade spesso nel mondo degli affari nell'era di MeToo. Il manager britannico era stato destituito con un comunicato congiunto nel quale si parlava di «comportamento inappropriato», ma anche di «stima reciproca», e le parti in causa si erano accordate per un pacchetto di compensazione a fine lavoro di circa 40 milioni di dollari.
Nove mesi dopo, il caso torna in primo piano con tutta la sua carica pruriginosa: la società porta in tribunale il suo ex amministratore e chiede la restituzione dei soldi, perché Easterbrook ha mentito sui rapporti proibiti dal codice aziendale, e ha commesso una frode ai danni della McDonald's. I nomi delle impiegate della società non appaiono nei documenti processuali, ma la stampa gossip già a novembre aveva scovato quello della donna alla base del licenziamento. Il manager aveva scambiato messaggi molto meno che professionali poco dopo il suo arrivo alla sede centrale di Chicago nel 2015, con l'addetta alle pubbliche relazioni Denise Paleothodoros. 

L'INDAGINE
Il fatto era confermato da un'indagine che il board della McDonald's aveva commissionato ad una società investigativa, la quale si era però fermata a considerare solo il testo delle missive. Sulla base di questa semplice evidenza, i consiglieri avevano deciso di rescindere la nomina senza invocare il principio della giusta causa, che avrebbe aperto un lungo contenzioso prima di determinare se Easterbrook aveva diritto o no alla liquidazione. Dopo la sua partenza però sono arrivate altre denunce all'ufficio del personale, questa volta più dettagliate e incriminanti. L'ex capo, che è un divorziato con quattro figli, aveva avuto rapporti proibiti dal contratto che aveva firmato con almeno tre altre donne.

FOTO OSÉ SULLA MAIL
La prova è in una serie di altri messaggi e di foto, spesso nude, che le impiegate avevano mandato a Easterbrook sulla email aziendale, e che lui ha poi trasferito su quella privata. Questa volta il materiale raccolto secondo il consiglio di amministrazione è sufficiente per documentare la violazione, e l'azienda fa appello ad una clausola del contratto che prevede la contestazione successiva alla risoluzione, nel caso che nuovi elementi intervengano ad aggravare la posizione dell'ex impiegato. La McDonald's chiede la restituzione dei soldi. Ma la cifra, per quanto ingente, non è tale da preoccupare i contabili di una società che l'anno scorso ha fatturato 21 miliardi di dollari. In ballo c'è invece la credibilità del nuovo corso di moralizzazione che il successore di Easterbrook Chris Kempczinski aveva promesso di instaurare quando ha preso le redini alla fine dell'anno scorso.
A tre anni dallo scoppio della popolarità per il movimento MeeToo, e all'ombra dei personaggi più famosi che sono caduti sotto la scure dell'accusa di molestie sessuali, come gli attori Kevin Spacey e il produttore Harvey Weinstein, il mondo aziendale negli Usa è stato investito con una forza d'urto senza paragone nel resto del mondo. Le analisi delle società di rilevamento dei dati sull'occupazione mostrano un'impennata delle rimozioni al vertice delle società. Nella maggior parte dei casi le destituzioni vengono mascherate da abbandono volontario, ma i tecnici che leggono in dettaglio le vicende sono sicuri che almeno il 32% casi riguardano violazioni etiche, e che tra queste il divieto delle molestie sessuali sia di gran lunga il primo tra i motivi della rottura dei contratti. Nel solo 2019 sarebbero 540 i capi molestatori, dichiarati o no, che hanno dovuto lasciare la poltrona.
 

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