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Migranti, le partenze con lo sconto dai territori dei mercenari della Wagner. E Haftar chiude un occhio

Nei porti di Derna e Tobruk il viaggio costa 5mila euro, nelle altre località della costa libica il prezzo è di 8mila

Migranti, le partenze con lo sconto dai territori dei mercenari della Wagner. E Haftar chiude un occhio
Migranti, le partenze con lo sconto dai territori dei mercenari della Wagner. E Haftar chiude un occhio
di Cristiana Mangani
Articolo riservato agli abbonati
Lunedì 13 Marzo 2023, 22:41 - Ultimo agg. : 14 Marzo, 09:44
4 Minuti di Lettura

I primi segnali evidenti di “una spinta” verso l’Italia si sono già visti mentre era in corso la campagna elettorale: a bordo di vecchi pescherecci egiziani hanno cominciato ad arrivare migliaia di migranti dall’est della Libia. Non più dalle coste di Tripoli dove la guardia costiera libica decide se e come intervenire per bloccare le partenze, ma dai porti di Derna e Tobruk, dove il padrone continua a essere il feldmaresciallo Khalifa Haftar e dove presidiano i giacimenti petroliferi (e anche i guadagni) i mercenari della Wagner. 

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GLI ISTIGATORI

Da mesi i servizi di intelligence italiani indicano la Russia e i suoi miliziani come gli istigatori di questa nuova ondata di partenze. E ora anche i ministri Tajani e Crosetto hanno lanciato l’allarme per la manovra che considerano una forma di pressione sull’Italia per il suo appoggio all’Ucraina. È in corso una guerra ibrida - secondo i nostri 007 - che comprende la continua destabilizzazione della Libia, tanto che ancora nei giorni scorsi è stata respinta al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite l’iniziativa di pace dell’inviato dell’Onu, Abdoulaye Bathily, che puntava all’approvazione di una roadmap e della legge elettorale entro giugno, per poi arrivare al voto entro la fine dell’anno.

 

Alle accuse del nostro governo si è premurato di rispondere direttamente sul suo canale Telegram, il capo dei mercenari Wagner, Yevgeny Prigozhin: «Non abbiamo idea di cosa stia succedendo con la crisi dei migranti, ma non ci riguarda». Di vero c’è, però, che Tobruk e Derna - un tempo sotto maggiore controllo da parte di Haftar - sembrano essere diventati porti di partenza “più economici”. Da lì si stanno imbarcando su mezzi di fortuna, prevalentemente profughi di origine siriana, che pagano 5 mila dollari di media per il loro viaggio, mentre ai pakistani e agli afghani che arrivano da altre località sulla costa, vengono chiesti anche 8 mila euro a persona. Si tratta, comunque, di un business gigantesco: basti pensare ai tre barconi arrivati in Sicilia e in Calabria nel fine settimana. C’erano a bordo rispettivamente 220-250 e 375 migranti. Se ognuno dei passeggeri ha pagato queste cifre, a chi li ha spediti in viaggio verso la morte sono entrati in tasca circa 5 milioni di euro.

Anche un rapporto dell’Onu di qualche mese fa sottolinea quanto i combattenti stranieri e le compagnie militari private, in particolare il gruppo Wagner, rappresentino «una seria minaccia», per la sicurezza della Libia. Gli analisti accusano sette gruppi armati libici di utilizzare sistematicamente la detenzione illegale per punire gli oppositori, ignorando le leggi internazionali e nazionali sui diritti civili, comprese le leggi che vietano la tortura. Gli esperti specificano anche che i miliziani in opposizione al governo del Ciad operano ancora oggi dalla Libia e che combattenti sudanesi sono stati reclutati dalle forze fedeli al generale Haftar. Proprio questi ultimi, insieme con altri siriani, operano con la Wagner nella città settentrionale di Sirte e nella vicina base aerea militare di Jufra. 

In Cirenaica sono segnalati tra i duemila e i cinquemila uomini del gruppo di mercenari russi. Presidiano quattro basi militari nel territorio del governo non riconosciuto di Tobruk (Brak al Shati, Jufrah, Qardabiyah e Al-Khadim). E consentono così ad Haftar di rimanere saldo al potere.
A una situazione già parecchio complicata, poi, se ne sta aggiungendo un’altra che potrebbe costituire il nuovo fronte di rischio per le partenze. La Tunisia, infatti, ha sorpassato la Libia come Paese di partenza. I dati del Viminale parlano chiaro: almeno 12.083 persone sono partite dalle coste tunisine da inizio anno fino al 13 marzo, più di 170 sbarchi al giorno, un boom del 788 per cento rispetto ai 1.360 arrivi dello stesso periodo dello scorso anno, pari a oltre un terzo dei 32.101 sbarchi complessivi dalla rotta tunisina dell’intero 2022. 

LE CAUSE

Di questo passo, solo dalla Tunisia potrebbero arrivare oltre 60 mila persone, non solo tunisini, ma soprattutto subsahariani. Senza contare il naturale aumento previsto in estate per il miglioramento delle condizioni del mare. Quali le ragioni di un simile incremento? La Tunisia è sull’orlo della bancarotta e non ha un governo stabile. Le ragioni di un aumento così evidente - viene considerato dagli esperti -, può essere letto in due modi diversi: il governo troppo debole, non riesce a contenere il traffico di esseri umani e a far rispettare dalla guardia costiera tunisina gli accordi presi con l’Italia e con la Ue. Oppure è in atto un tentativo di pressione da parte del presidente Kais Saied per ottenere maggiori finanziamenti europei che aiutino il Paese a risollevarsi dalla forte crisi economica.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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