Attacco e contrattacco. I russi puntano sul controllo dei cieli, rafforzando i sistemi di difesa aerea e mirando a creare uno scudo radar insieme alla Bielorussia del riluttante alleato Lukashenko, proteggendo le artiglierie che martellano le città e fanno terra bruciata prima che avanzino le truppe. Prossimo obiettivo Lysychansk, dopo la presa di Severodonetsk. A Est, il Luhansk è per il 95 per cento occupato, il Donetsk per metà. Gli ucraini tengono botta, fanno arretrare alcuni reparti per impedire che vengano circondati, e lavorano per il contrattacco appena saranno arrivati gli ultimi rifornimenti Usa.
Ieri la Casa Bianca ha annunciato un altro pacchetto da 500 milioni di dollari. Si tratta dei sistemi d’artiglieria multipli ad alta mobilità M142 medio raggio, o Himars, da quasi 80 km di gittata, più dei 25 degli obici M777 già inviati. Esulta il ministro della Difesa ucraino, Oleksii Reznikov: «Ringraziamo gli Stati Uniti per questi mezzi potenti! Sarà un’estate calda per gli occupanti russi, l’ultima per alcuni di loro».
L’analista militare Mykola Sunhurovsky, del Razumkov Center di Kiev, sostiene che i lanciatori Himars aiuteranno gli ucraini non solo a resistere, ma «potenzialmente anche a lanciare una controffensiva a sud, perché hanno una gittata più lunga, una precisione e una frequenza di fuoco in grado di competere coi sistemi di fabbricazione sovietica che i russi hanno usato nei primi quattro mesi».
Un altro esperto militare ucraino, Oleg Zhdanov, ritiene che «la Russia cercherà di lanciare il maggior numero possibile di attacchi su diverse città, perché la gittata dei missili russi, purtroppo, copre tutto il territorio». Sull’altra parte del fronte, interviene il ministro della Difesa Serghei Shoigu, sollecitando «misure urgenti per aumentare la prontezza di combattimento del raggruppamento regionale delle truppe e della difesa aerea unificata, con misure congiunte di Russia e Bielorussia. Mosca è pronta a fornire qualsiasi supporto agli amici bielorussi». Lo scorso 19 maggio, Lukashenko aveva annunciato l’acquisto dello scudo radar S-400 e di sistemi missilistici Iskander dalla Russia. In particolare, i generali di Putin hanno compreso che uno dei problemi maggiori della prima fase dell’invasione è stato quello di non riuscire subito e completamente a dominare i cieli. Il potenziamento dei sistemi di difesa aerea sta invece «limitando adesso – scrive l’Institute for the Study of War americano – l’efficacia dei droni ucraini, compromettendo una capacità chiave di Kiev in questa guerra». Jack Detsch di Foreign Policy ha sostenuto, sulla base di fonti anonime ma combacianti, che le forze ucraine devono rinunciare a usare i droni turchi Bayraktar, fondamentali nelle prime settimane ma ora vulnerabili, e lo stesso vale per i droni d’attacco statunitensi Gray Eagle. Il risultato è che le sortite aeree ucraine sono scese da 30 a 20 ogni giorno, e i velivoli si riducono. Aerei e droni ucraini continuano invece a colpire duramente il nemico nella provincia di Kherson, dove le difese russe sono ancora insufficienti.