«No al bullismo ambientale», la Malesia rispedisce tonnellate di plastica a Usa e Cina

«No al bullismo ambientale», la Malesia rispedisce tonnellate di plastica a Usa e Cina
di Luca Marfé
Mercoledì 29 Maggio 2019, 10:33 - Ultimo agg. 11:02
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La Malesia non ci sta, il piccolo Stato del Sudest asiatico non è e non vuole diventare una discarica a cielo aperto.
E così, 450mila chili di plastica contaminata vengono rimpacchettati e rispediti ai rispettivi mittenti: Stati Uniti e Cina su tutti, ma anche Arabia Saudita, Canada, Giappone, Olanda e Regno Unito.

«Bullismo ambientale».

È questa l’espressione, di cui si sentirà sempre più spesso parlare in futuro, che ha utilizzato Yeo Bee Yin, attuale ministro dell’Energia, della Scienza, della Tecnologia, dell’Ambiente e del Cambiamento Climatico.

Classe 1983, la giovanissima di Azione Democratica non le manda a dire e rompe lo schema che più o meno silenziosamente qualcuno ha pensato di poter architettare negli ultimi decenni: quello dei Paesi ricchi che buttano l’immondizia nei Paesi poveri.



Una decina di container, intercettati presso un porto ad ovest della capitale Kuala Lumpur, infarciti di materiali illegali, non riciclabili e in alcuni casi persino non meglio identificabili.

C’è di tutto: plastiche sospette, rottami di elettrodomestici, computer. Un disastro, insomma, di cui qualcuno non vedeva l’ora di liberarsi.

Soltanto il mese scorso, ben cinque container sono stati rimandati in Spagna. Negli ultimi due anni, la cifra vola fino alla follia di mille unità.

Una piaga ben nota che deve far riflettere, specie quelle realtà del Primo Mondo che con la plastica continuano ad avere un rapporto troppo superficiale e peggio ancora troppo approssimativo, addirittura furbo.
Per l’appunto da bulli di un ambiente maltrattato e preso in giro sulla pelle e sulla terra di nazioni meno strutturate.

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