Il bilancio per ora è di quattro morti palestinesi: uno è l'attentatore che, travestito da giornalista fotoreporter, ha pugnalato ad Hebron il soldato israeliano; due a Gaza, dove manifestanti hanno nuovamente preso d'assalto con la forza la barriera difensiva con Israele tentando di penetrare in territorio dello stato ebraico. L'ultimo è un ragazzo di 19 anni morto in ospedale di Nablus (Cisgiordania), ferito in violenti scontri con l'esercito nel vicino villaggio di Beit Furik. La situazione nella regione resta dunque ad alta tensione, anche se a Gerusalemme, dove si prevedevano scontri al termine delle preghiere del venerdì sulla Spianata delle Moschee, la città è rimasta tranquilla anche se con il fiato trattenuto.
'Ysrael Ha Yom' (quotidiano vicino al premier Benyamin Netanyahu) ha riferito di 6 mila uomini, tra poliziotti, guardie di frontiera e soldati, schierati per impedire disordini e a presidio, con posti di controllo e altre misure, dei punti di contatto tra quartieri ebraici e arabi.
Per quanto riguarda la Spianata delle Moschee - uno dei punti più sensibili dello scontro - l'ambasciatore israeliano all'Onu Danny Danon ha detto che «Israele non sarà mai d'accordo con qualsiasi presenza internazionale sulla Spianata delle Moschee di Gerusalemme», come richiesto dal presidente palestinese Abu Mazen. L'incendio di parti della Tomba di Giuseppe - da anni luogo di attriti ricorrenti fra israeliani e palestinesi e posto di culto principalmente ebraico - è avvenuto nella notte scorsa quando decine di manifestati palestinesi hanno appiccato il fuoco con bottiglie incendiarie. Le forze della sicurezza palestinese sono poi intervenute disperdendo la dimostrazione e presidiando il posto fino allo spegnimento delle fiamme. L'assalto - ha denunciato Israele - ricorda «le azioni dei più estremisti elementi islamici, dall'Afghanistan alla Libia».
Un attacco - ha spiegato il direttore generale del ministero degli esteri Dore Gold - è stato «compiuto solo perchè è un luogo dove gli ebrei pregano» e dimostra «cosa accadrebbe se i luoghi santi a Gerusalemme fossero nelle mani della leadership palestinese».
Il presidente Abu Mazen - che ha avviato un'indagine e ordinato il restauro del posto - ha sottolineato «il rifiuto assoluto di questi atti illegali, che sono offese alla nostra cultura, religione e morale». In reazione all'incendio alla Tomba di Giuseppe, gruppi di coloni israeliani hanno bloccato per un certo lasso di tempo uno dei gli accessi alla città di Nablus impedendo il transito agli automobilisti palestine