È il giorno di Stoltenberg a Washington e il ruolo della Nato non è mai stato tanto determinante quanto lo è proprio oggi.
Il segretario generale dell’Alleanza Atlantica, infatti, è chiamato ad affrontare contemporaneamente due crisi, una più delicata dell’altra.
Da un lato, naturalmente la guerra in Ucraina, con il dossier dell’invio delle armi sempre aperto e sempre in fiamme.
Dall’altro, fresco di 24 ore e già straziato da oltre 5mila morti, evidentemente il terremoto in Turchia, con il dovere dell’invio degli aiuti umanitari.
Dovere morale e dovere di alleati, appunto.
Con Ankara che è comunque uno dei punti fermi dell’Organizzazione, nonostante tutti i difetti evidenti di Erdoğan.
E con una sensazione, neanche troppo velata, di imbarazzo su entrambi i fronti, proprio di Stoltenberg, proprio della Nato.
Perché se è vero che non si può esitare sulle armi all’Ucraina, è almeno altrettanto vero che non si può esitare sugli aiuti alla Turchia.
Sarebbe come dire: ci sono i soldi per i carri armati, per i proiettili e per i missili.
Ma non ci sono i soldi per il cibo, per le medicine e per le coperte (e per le bare).
Ad accogliere Stoltenberg ci saranno il segretario di Stato Blinken e il segretario alla Difesa Austin.
Non ci sarà invece Biden, alle prese con il discorso sullo Stato dell’Unione (in programma stanotte ora italiana, ndr).
Sarebbe esagerato pensare a un caso diplomatico. Me è un segnale che qualcuno percepisce come di lieve “freddo” nei confronti del norvegese, che tra le altre cose è al centro del dibattito pure per quanto riguarda la sua eventuale riconferma al vertice.
Il momento è complesso, dunque.
Le immagini e soprattutto le vite della Turchia non aspettano.
L’intelligence dell’Ucraina, dal canto suo, alza ancora il livello di guardia e avverte: Mosca è pronta a mobilitare un ulteriore mezzo milione di soldati e quindi l’Occidente deve fare di più.
Gli Stati Uniti sono chiamati a decisioni pesantissime, molte delle quali verranno prese nelle prossime 48 ore a Washington.
Osservatori speciali Russia e Cina: la Nato alla doppia prova del fuoco.
Profilo Abbonamenti Interessi e notifiche Newsletter Utilità Contattaci
Logout