Dopo due anni di pandemia, New York è tornata. Ma non è più la stessa

Dopo due anni di pandemia, New York è tornata. Ma non è più la stessa
di Luca Marfé
Sabato 18 Giugno 2022, 15:30 - Ultimo agg. 19 Giugno, 09:07
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NEW YORK - New York è tornata. Ma non è più la stessa.

Dopo due anni di pandemia e di restrizioni e di chiusure, le catene sono finalmente rotte, la città è libera, e libere sono le persone che affollano queste strade, questa piazza.

Times Square, il crocevia del mondo intero.
Di nuovo impazzito di colori, di rumori e di gente.
Eppure ancora rotto, ancora interrotto, ancora ferito.

Già, perché per quanto ripartita, per quanto addirittura rinata, New York è cambiata, qui a New York è cambiato tutto.

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È cambiato tutto nell’economia.
Con uno dei luoghi più iconici del pianeta tuttora sfregiato da locali commerciali dismessi, sfitti, drammaticamente vuoti. Stesso identico discorso, e anzi a maggior ragione, per il resto di Manhattan e per gli altri quattro distretti. Con i cuori pulsanti di Midtown e di Downtown, però, che fanno davvero una particolare impressione: ex formicai, oggi semi cattedrali nel deserto per colpa dello smartworking. L’inflazione picchia durissimo, il costo della vita è alle stelle, gli affitti restano altissimi e in tanti, in tantissimi, non sono tornati mai più. Con un riverbero preoccupante sul benessere generale, e a cascata sulla sicurezza, precipitata a sua volta.

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È cambiato tutto nella cultura, nelle abitudini, nella maniera di vivere la vita.
I newyorkesi sono sempre andati di gran fretta, ma al tempo stesso hanno sempre trovato un lungo attimo per essere solidali tra loro, per stringersi, anche fisicamente, in un abbraccio. Adesso è tutto un po’ diverso. Fatta eccezione per certe resse in metropolitana, ciascuno mantiene le proprie distanze, ciascuno sembra un’isola in quello che due anni fa sembrava un unico fiume di gente. E i turisti non fanno un granché differenza. Comunque cauti, assai prudenti, per non dire impauriti. Protagonisti sul palco di teatri vuoti. Sono sparite le code, in passato interminabili, per visitare i monumenti. Non c’è più neanche bisogno di prenotarli. Monumenti che in svariati casi sono stati persino blindati, resi inavvicinabili, ad esempio le enormi vasche, voragini dell’11 settembre. Per non parlare poi del Vessel, il curioso parco alveare dall’architettura pazzesca, destinato persino ad essere definitivamente smantellato.
Il motivo?
Le altezze non protette, il dramma dei suicidi.
Le depressioni diffuse che hanno spinto numerosi destini a buttarsi di sotto.

Verrebbe quasi da scrivere che è cambiato il mondo, nella speranza forte che cambi ancora, e presto.

Con l’amaro in bocca figlio di certe scelte (per carità, difficilissime!), ma di cui qualcuno prima o poi dovrà pur assumersi la responsabilità al cospetto della Storia, al cospetto di questa città.

Ma anche con tutta la forza che solo questa città ha e sa dare.

Con tutto il coraggio, con tutte le energie e con tutti i sogni che conosce solo chi non sa dormire.

Torna presto, New York.
Torna te stessa.

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