Notre-Dame de Paris, svelati i misteri dei sarcofagi ritrovati sotto la cattedrale

I resti appartengono a un ricco prelato e al "cavaliere solitario"

Lo studio sui sarcofagi
Lo studio sui sarcofagi
di Mariagiovanna Capone
Lunedì 6 Febbraio 2023, 22:18
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C’è voluto quasi un anno ma il mistero che ha appassionato i francesi e la comunità di archeologi è stato, in parte, svelato. Durante gli scavi condotti lo scorso febbraio all'incrocio del transetto della cattedrale Notre-Dame de Paris, le squadre dell'Istituto nazionale di ricerche archeologiche preventive (Inrap) avevano portato alla luce numerosi resti archeologici. Tra questi, due sarcofagi antropomorfi di piombo, sigillati, erano trasferiti all'istituto medico-legale dell’ospedale universitario di Tolosa per essere aperti e oggetto di una serie di prelievi e analisi. Questa operazione mirava in particolare a risolvere la questione dell'identificazione dei defunti. Ecco i primi risultati di questo «cold case» vecchio di diversi secoli, come definito da Dominique Garcia, presidente dell'Inrap.

L'annuncio della scoperta di un primo sarcofago di piombo, anonimo e considerato allora del XIV secolo, a Notre-Dame aveva fatto molto rumore tra la comunità archeologica. Un effetto rinnovato poche settimane dopo durante la scoperta di una seconda bara antropomorfa di piombo, quella del canonico Antoine de La Porte (1627-1710), identificato grazie al suo epitaffio che riporta: «c’est le corps de messire Antoine de La Porte […] décédé en 24 décembre 1710 en sa 83e année» (è il corpo del messiro Antoine de La Porte [...] morto il 24 dicembre 1710 nel suo 83esimo anno).

Soprannominato il «chanoine jubilé», questo ricco prelato partecipò finanziariamente alla riqualificazione della recinzione del coro di Notre-Dame e fu sepolto con tre medaglie con la sua effigie. La bara non è intatta e l'apporto di ossigeno ha scomposto i tessuti organici nel corso degli anni. I primi risultati antropologici rivelano un individuo ultraottantenne (in linea con l’identità scritta sull’epigrafe) che soffriva di varie patologie tra cui la gotta, una malattia artritica legata all'abuso di carne, frutti di mare o alcol, che ha colpito molti membri della famiglia reale, e anche un'infiammazione all'alluce. 

Nel secondo sarcofago c’è invece un cavaliere solitario ancora senza nome. La sua sepoltura è datata per ora tra il XIV secolo e la fine del XVII secolo, periodo in cui il suo sarcofago è stato apparentemente spostato nel luogo della sua scoperta. Una datazione al carbonio 14 sarà presto realizzata che permetterà di limitare questo intervallo cronologico e, di fatto, il campo delle possibilità. L'analisi delle spoglie e del contenuto del sarcofago, tuttavia, ha permesso di stabilire che l'uomo era morto intorno ai 30 anni e che doveva certamente essere un cavaliere fin dalla tenera età. Il suo scheletro porta infatti tracce di un'attività fisica marcata dagli arti superiori che corrispondono a una pratica regolare di equitazione. Di salute precaria, soffriva di meningite cronica, probabilmente causata dalla tubercolosi, una condizione che aveva anche causato la caduta di quasi tutti i denti.

Al di là dell'identità di questo misterioso cavaliere, è il suo modo di sepoltura, molto specifico, che interessa gli specialisti. Questi ultimi hanno scoperto in particolare che il sarcofago sembra essere stato modellato sul corpo del defunto, una pratica che non era mai stata attestata. La presenza di diverse piante caratteristiche indica a prima vista che è stato imbalsamato, confermato anche dal cranio segato e l'affondamento dello sterno. Per quanto riguarda il cuscino vegetale individuato grazie a una telecamera endoscopica durante le prime osservazioni effettuate a Notre-Dame, si tratta in realtà di un residuo di fiori e foglie che hanno composto una corona mortuaria. Questi diversi elementi suggeriscono che il cavaliere apparteneva molto probabilmente all'aristocrazia. Infine, questo cavaliere avrebbe una “deformazione di Tolosa”, una pratica per modificare il cranio artificialmente attraverso una fasciatura del capo fin dalla tenera infanzia. Di lui si sa quindi ben poco ma le analisi ancora in corso sulle ossa dovrebbero eventualmente consentire di datare approssimativamente la morte dell'ignoto cavaliere. 

Va chiarito che le sepolture a Notre-Dame de Paris (che durarono fino al XVIII secolo) erano riservate ai membri dell'élite sociale, così come la realizzazione di un sarcofago di piombo, estremamente costoso. Ciò è tanto più vero quando l'inumazione avveniva all'incrocio del transetto, uno spazio sacro molto privilegiato per la sua vicinanza al coro e per la presenza, fino all'inizio del XVIII secolo, di un jubè dominato dalla Croce di Cristo. Questo settore della cattedrale era infatti particolarmente ricercato dai fedeli benestanti preoccupati di aspettare il Giudizio Universale nelle migliori condizioni. L'economia della Salvezza genera qui un'economia della morte e pratiche funerarie precise ed evolutive, le cui sepolture portate alla luce dall'Inrap sono testimoni preziosi che gli scienziati si impegnano a far parlare.

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