Notre Dame, un errore del computer dietro l'allarme ignorato

Notre Dame, un errore del computer dietro l'allarme ignorato
di Francesca Pierantozzi
Giovedì 18 Aprile 2019, 08:31 - Ultimo agg. 19:04
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Cercano un cerino in mezzo ai resti di una cattedrale, un mozzicone di sigaretta, la cannella di una fiamma ossidrica, o magari le tracce chimiche di un combustile, White Spirit, benzina: i tecnici del laboratorio centrale della prefettura di Parigi stanno cominciando a lavorare tra le macerie di Notre Dame , anche se non possono ancora avanzare fino al cuore della cattedrale.

Notre Dame, lite sul nuovo look della cattedrale. Come sarà la guglia?

«Per fortuna non ci sono vittime, questo significa che possiamo concentrarci subito sulle cause dell'incidente» ha detto ieri una fonte vicina all'inchiesta. La pista dell'incidente resta sempre quella privilegiata, ma ripetono tutti - «nessuna ipotesi è scartata». La prima cosa da trovare è dove tutto è cominciato. «Difficile, difficilissimo, ma non impossibile» ha commentato ieri all'agenzia Reuter Benjamin Gayrard, segretario generale della polizia scientifica.
Tutto converge verso un punto nascosto alla base della guglia ormai carbonizzata, al lato sud, verso la Senna. In mezzo ai ponteggi del cantiere di restauro cominciato nel luglio scorso. Si pensa che lì sotto sia partita la scintilla del disastro, più in basso delle capriate di quercia. Quanto tempo il fuoco ha covato prima di attaccare il legno della struttura? La domanda ne porta con sé un'altra. Perché un segnalatore di fumo ha fatto scattare un allarme informatico alle 18 e 20 di lunedì? Un agente della sicurezza si è recato sul posto in cui avrebbe dovuto esserci un problema e non ha trovato nulla di sospetto.

NESSUN SEGNALE
Nulla, né fiamme, né fumo, né odore di bruciato. 23 minuti dopo, è scattato un secondo allarme, questa volta in un punto diverso, un po' più lontano, a livello delle capriate di legno, e questa volta l'agente si trova davanti a fiamme già alte. È ormai troppo tardi. Un bug informatico potrebbe aver segnalato il primo fuoco in un punto sbagliato della cattedrale? O, ancora più inquietante, potrebbero esserci stati diversi focolai, riaprendo in questo caso l'ipotesi della pista criminale? Gli inquirenti continuano a ritenere più probabile un incidente, una fatalità o un errore umano, un cortocircuito (ben due ascensori erano stati installati sui ponteggi che avviluppavano la guglia), una sigaretta spenta male, un punto caldo provocato magari da una saldatura.
 



ESCLUSE RESPONSABILITÀ
La ditta responsabile dei ponteggi, Le Bras Frères, un'azienda familiare specializzata nel restauro di monumenti storici, esclude qualsiasi responsabilità. «Lunedì, l'ultimo dei dodici operai al lavoro sulla cattedrale, ha lasciato il cantiere alle 17 e 50 ha spiegato ieri un portavoce dell'azienda Tutto è stato fatto nel rispetto delle procedure e regolarmente annotato nei quaderni dei lavori: togliere l'elettricità, spegnere gli interruttori, chiudere la porta a chiave e consegnare le chiavi in sacrestia. E inoltre, lunedì, non era stato compiuto nessun lavoro di saldatura».
In attesa di poter lavorare tra i resti delle capriate e della guglia che si trovano nella parte ancora non in sicurezza della cattedrale, gli inquirenti hanno cominciato a interrogare tutte le persone presenti dentro la cattedrale lunedì pomeriggio. L'obiettivo è «analizzare tutti i movimenti e se possibile anche tutti i gesti di chi era lì». Nonostante la distruzione della scena del delitto la procura di Parigi assicura che «si arriverà alla verità». «Anche quando avremo trovato il punto esatto in cui l'incendio è cominciato, analizzeremo come si è propagato. Non ci accontenteremo di una spiegazione basata su idee preconcette». Ovvero: fino all'ultimo l'ipotesi criminale non sarà scartata. Stabilire responsabilità servirà comunque a poco dal punto di vista dei risarcimenti assicurativi.
Ieri una fonte del governo ha confermato al Parisien che «Notre Dame non è assicurata». Lo Stato proprietario della cattedrale - non è infatti tenuto ad assicurare tutti i suoi beni e potrebbe al massimo rivalersi sulle società che stavano lavorando ai restauri. Ma anche il massimo degni indennizzi (in questi casi qualche milione di euro) sarebbe comunque irrisorio rispetto ai costi della ricostruzione.
 

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