Atletica, stop a Coleman assente all'antidoping
È questa la denuncia choc del Daily Mail, che è venuto in possesso della documentazione che gli atleti erano stati costretti a sottoscrivere: vere e proprie liberatorie per impedire loro di parlare, scaricando interamente sugli stessi l'esito della sperimentazioni qualora fossero subentrati inattesi problemi. Sarebbero stati 91 i nazionali britannici, di otto sport olimpici, coinvolti nel progetto, che consisteva nell'assunzione di una bevanda energizzante, il DeltaG. Sviluppata dall'università di Oxford, la sostanza è una versione sintetica di un acido corporeo naturale, i chetoni, originariamente realizzata con fondi del Dipartimento della Difesa americano per le forze speciali, per garantire loro maggiore forza e resistenza.
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La UK Sport, l'agenzia governativa responsabile del finanziamento dello sport olimpico e paralimpico nel Regno Unito, consapevole della delicatezza della sperimentazione, aveva preparato un «foglio informativo per i partecipanti» per spiegarne i rischi: «UK Sport non garantisce, ma promette e assicura che l'uso della bevanda chetonica è assolutamente conforme al codice antidoping mondiale, e quindi declina ogni responsabilità. La chetosi è uno stato fisiologico temporaneo e sarebbe difficile da dimostrare o testare con qualsiasi campione post-evento».
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Secondo recenti studi l'uso di chetoni, frequente anche nelle diete dimagranti, può migliorare le prestazioni fino al 15%: per il momento non rientrano nella lista delle sostanze dopanti, ma c'è un comunque un acceso dibattito sulla sua liceità.
E la stessa Uk è intervenuta a parare i colpi, precisando che «nessun progetto è stato finanziato per migliorare la prestazione dei nostri atleti a scapito della loro salute», e che tutto era stato fatto in linea con le normative dell'Agenzia mondiale antidoping