Kasem, comandante della Marina di Tripoli: «Ong rimaste in Libia, pronti ad arrestare tutti»

Kasem, comandante della Marina di Tripoli: «Ong rimaste in Libia, pronti ad arrestare tutti»
di Valentino Di Giacomo
Mercoledì 8 Novembre 2017, 08:58 - Ultimo agg. 15:52
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«Se le Ong continueranno a creare problemi saremo costretti ad arrestarli. Nel soccorso effettuato lunedì andava tutto bene nell'operazione di recupero dei migranti in mare, fino a quando non è arrivata l'imbarcazione della Sea Watch che ha creato un'enorme confusione e causato la morte di cinque persone, tra cui un bambino. Quando i migranti hanno visto la nave della Ong si sono tuffati in acqua perché preferiscono essere salvati da loro per essere portati in Europa invece di essere salvati da noi che li riportiamo in Libia». Ayub Kasem, comandante della Marina libica, accusa senza mezzi termini l'organizzazione non governativa tedesca Sea Watch per il naufragio dello scorso lunedì a 30 miglia dalle coste libiche. Oggi le autorità di Tripoli hanno organizzato una conferenza stampa per denunciare il modus operandi degli attivisti.

Cosa direte in questa conferenza stampa?
«Non dovremo dire molto più di quanto diranno le immagini, mostreremo i filmati in nostro possesso su come si sono svolte le cose. Noi abbiamo il compito di contrastare i traffici di esseri umani quindi abbiamo il dovere di rintracciare i barconi e riportare i migranti in Libia. Abbiamo oltre venti anni di esperienza nel fare questo, abbiamo salvato 80mila persone e solo quest'anno ne abbiamo recuperate 14mila».
La Sea Watch ha riferito di essere stata inviata per i soccorsi dalla centrale operativa di Roma. Perché non hanno chiamato voi?
«Noi ci muoviamo su input della nostra centrale operativa che è in contatto con Roma, ma se non hanno chiamato noi dovete chiederlo a loro».
Dalla Ong dicono che il salvataggio è avvenuto a 30 miglia dalla costa dove voi non avete giurisdizione. È vero?
«Dicono bugie perché è vero che eravamo a 30 miglia, ma abbiamo già dichiarato a tutte le istituzioni sovranazionali che la nostra area Sar è stata spostata a 100 miglia. In quella zona siamo noi i primi ad essere autorizzati per effettuare i salvataggi. Queste Ong non lavorano per salvare le persone, ma per creare confusione».
Negli ultimi tempi però sono diminuite le navi delle Ong, ma a quanto pare non è servito per evitare l'ennesimo scontro con le vostre imbarcazioni.
«Le loro navi sono meno di prima, ma quelle che operano devono capire che se davvero vogliono rispettare i diritti umani, devono prima rispettare la sovranità e l'autorità del Paese che le ospita. Non possono fare il loro comodo».
 Kasem, deve però riconoscere che se le Ong cercano di impedirvi i soccorsi è perché i campi profughi libici dove voi riportate i migranti espongono questi disperati a condizioni disumane.
«Le Ong hanno miliardi a disposizione, invece di operare in mare potrebbero spostarsi sulla terraferma visto che dicono che non siamo in grado di aiutare queste persone. Tutti sanno che i nostri mezzi non sono all'avanguardia, ma nonostante tutto invitiamo tutti a vedere con quanta umanità i libici si stanno attivando per risolvere questa situazione. Ovviamente possiamo migliorare solo con l'aiuto degli altri Paesi e delle Nazioni Unite».
La scorsa settimana però, senza che avvenisse un intervento delle Ong, sono annegate 26 donne poi portate nel porto di Salerno.
«Purtroppo succederà finché non riusciremo a fermare completamente questo fenomeno. Noi cerchiamo di salvare tutti e quando non possiamo chiediamo aiuto alle navi europee o alle imbarcazioni delle compagnie petrolifere».
Come procede la missione bilaterale con l'Italia? I militari italiani e la nave Tremiti vi stanno dando supporto?
«La Tremiti sta facendo operazioni di manutenzione e sta dando un supporto positivo. Poi abbiamo le quattro motovedette che sono state riparate, noi ne stiamo impiegando due a Tripoli, una a Misurata e l'altra a Ez Zuia. Ringraziamo l'Italia per l'aiuto che ci sta offrendo, ma servirebbero ancora più mezzi. Nel 2011 l'Onu ci aiutò a rovesciare il regime di Gheddafi, ma nel corso di quelle operazioni molti mezzi e strutture della nostra Marina furono distrutti. Per essere efficienti servirà superare l'embargo di cui siamo vittime e dotarci di strumenti migliori».
E all'Italia in particolare cosa chiede?
«Chiarezza sulle Ong, bisogna studiare un'alternativa alla consuetudine che le organizzazioni di altri Stati portino i migranti sulle coste italiane invece di sbarcarli nei loro rispettivi Paesi».
Quali sono i principali porti di sbarco dei trafficanti? Partono ancora da Sabratah?
«Ora a Sabratah la situazione è più tranquilla, ma i trafficanti stanno intensificando le partenze da Est, a Garabouli, Khoms e Liten. Qui servirà fare molta attività di prevenzione per evitare problemi in futuro».