Isolare la Russia.
La Comunità Internazionale quasi ci riesce, ma la verità è che la Cina non molla.
L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite si pronuncia con un voto infuocato sui “tentativi illegali di annessione” delle Regioni dell’Ucraina. E lo fa, su 193 Stati membri, con 143 Stati apertamente schierati contro 5. Con una sorta di “cappotto”, insomma, record di qualsiasi risoluzione approvata dall’invasione mossa il 24 febbraio scorso.
Piccolissimo particolare a margine, però: con 35 astenuti, tra cui, pesantissimi, Cina e India.
Le due realtà più popolose del mondo e soprattutto l’autentica spalla dello “zar”, per quanto silenziosa e nient’affatto convinta: Xi Jinping.
Con Pechino che rifiuta la logica illogica dello scontro militare, ma che, evidentemente, sa comunque da che parte stare. Nella metà orientale dello scacchiere, con un alleato scomodo ma utile nella sfida agli Stati Uniti per il predominio globale.
Per farla breve: nessun entusiasmo per nessuno, né per Putin il guerrafondaio né per Biden partner economico-commerciale, ma Mosca meglio di Washington, punto.
L’ambasciatore di Kiev celebra la diplomazia del Palazzo di Vetro come «incredibile», e parla a cuore aperto di «momento storico». Gli fa eco la sua omologa americana che addirittura non esita a rimarcare la «giornata monumentale».
Eppure c’è un’altra verità, poco piacevole, ma indiscutibile: il voto dell’Assemblea non è vincolante e serve più a influenzare opinioni che non a cambiare il corso della Storia.
Sarebbe un discorso completamente diverso, nella logica dell’Organizzazione e in generale del Diritto Internazionale, se certe decisioni venissero prese in seno al Consiglio di Sicurezza, ma l’organo è bloccato dal meccanismo di veto, naturalmente e puntualmente azionato proprio dalla Russia.
Le parole sono roboanti, dunque.
Ma ancora la verità: restano i fatti.
E ancora peggio: resta Xi Jinping dalla parte di Vladimir Putin.
(In foto, Xi Jinping. Il 16 ottobre 2022 si aprono i lavori del congresso del Partito Comunista Cinese, a margine del quale il presidente verrà incaricato - incoronato? - per uno storico terzo mandato)