La madre di Bin Laden: «Osama era un bravo bambino, poi all'università è cambiato»

(Foto dal Guardian)
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Venerdì 3 Agosto 2018, 16:16 - Ultimo agg. 4 Agosto, 20:31
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Quasi nascosto da un grande cappello in testa, maglione verde acceso, pantaloni a zampa di elefante e un accenno di sorriso. L'irriconoscibile ragazzino fotografato nel '71 a 14 anni in Svezia con un gruppone di coetanei, è il figlio «timido», che poi studiò economia all'università di Gedda e che proprio lì si sarebbe radicalizzato fino a diventare «un uomo diverso», alias il fondatore e capo di Al Qaida. A raccontare il figlio che non c'è più è Alia Ghanem, madre di Osama Bin Laden. 
 
 

In un'intervista esclusiva al Guardian, la matriarca di una delle famiglie più ricche e influenti dell'Arabia saudita, apre le porte della sua casa a Gedda, mostra scatti di famiglia e svela ricordi e aneddoti. Per la prima volta e dopo 17 anni da quell'11 settembre che cambiò il mondo per sempre, anche grazie al suo primogenito. Per il quotidiano inglese, Alia si mette in posa con un hijab tra il rosso e il fucsia e un abito con motivi a stampa che le nasconde il corpo. Accanto, una foto incorniciata di Osama piegato su un taccuino, con la mimetica e la barba lunga.

Proprio come l'ha conosciuto l'Occidente dopo la ferita delle Torri gemelle, sventrate dagli aerei di Al Qaida. Poi la donna si siede accanto al secondo marito e ad altri due suoi figli e prova a riavvolgere il film di lei e Osama. Una pellicola che si ferma al 1999 quando l'ha visto per l'ultima volta in Afghanistan. Nel 2011 il terrorista saudita che aveva addosso una taglia da 25 milioni di dollari, è morto, ucciso in Pakistan dai corpi speciali americani e dalla Cia. «La mia vita è stata difficile perché lui era lontano da me - ammette - Era un gran bravo ragazzo e mi amava molto».

Superata la timidezza dell'adolescenza, verso i vent'anni Osama «diventò una persona forte, motivata, religiosa», continua sua madre. Allora studiava economia all'università Re Abdulaziz di Gedda «dove si è anche radicalizzato». Ne è convinta la donna che, cuore di madre in mano, insiste: «La gente all'università l'ha cambiato. Ed è diventato un uomo diverso». Cosa e quando è successo? «Era un bravo ragazzo finché non ha incontrato alcune persone che gli hanno fatto il lavaggio del cervello - è la spiegazione che si dà Alia - Si potrebbe definire una setta. Chiedevano denaro per la loro causa. Io gli avrei detto di stare lontano da loro».

Ma la madre del terrorista non può negare di conoscere quel figlio e quindi sapere che non le avrebbe mai raccontato la sua nuova vita. «Con me non avrebbe mai ammesso quello che stava facendo, perché mi voleva troppo bene». Al racconto si aggiunge a tratti il fratellastro Hassan che ricorda di quando Osama andò in Afghanistan a combattere l'occupazione russa, all'inizio degli anni '80: «Noi eravamo molto orgogliosi di lui e anche il governo saudita lo trattava con rispetto». Sul resto della sua 'carrierà cade il silenzio. Poi Hassan aggiunge: «Sono orgoglioso di lui perché è stato il mio fratello maggiore, mi ha insegnato tanto ma non credo di essere molto orgoglioso di lui come uomo».​
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