Patrick Zaky resta in carcere in Egitto. Lo studente ai giudici: sono innocente, voglio solo tornare in Italia

Patrick Zaky resta in carcere in Egitto: respinto il ricorso
Patrick Zaky resta in carcere in Egitto: respinto il ricorso
Sabato 15 Febbraio 2020, 11:15 - Ultimo agg. 16 Febbraio, 10:09
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Patrick Zaky resta in carcere. La stanza è piccola e già una quindicina di persone la riempiono, pure un pò pressate. Una di loro è Patrick George Zaki. E un'altra è un giudice, che da dietro una scrivania ascolta gli avvocati, replica quasi alterandosi e poi, da un altro ufficio del Tribunale di prima istanza di Mansura, sul delta del Nilo, si pronuncia: il ricorso contro la custodia cautelare dello studente egiziano dell'università di Bologna arrestato in Egitto per propaganda sovversiva è respinto.

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La stanza è piccola e già una quindicina di persone la riempiono, pure un pò pressate. Una di loro è Patrick George Zaki. E un'altra è un giudice, che da dietro una scrivania ascolta gli avvocati, replica quasi alterandosi e poi, da un altro ufficio del Tribunale di prima istanza di Mansura, sul delta del Nilo, si pronuncia: il ricorso contro la custodia cautelare dello studente egiziano dell'università di Bologna arrestato in Egitto per propaganda sovversiva è respinto. Al termine di un'udienza-lampo, Patrick resta dunque in una cella di sicurezza della vicina Talkha nonostante l'immediato rilascio chiesto giovedì anche dal presidente del Parlamento europeo Davide Sassoli. 

 

Ma l'Europa, e Roma, vigilano. Assieme a giornalisti lasciati entrare nonostante l'udienza sia formalmente «a porte chiuse», nella stanza c'erano quattro diplomatici: di Italia e Svezia in rappresentanza dell'Ue che già monitora alcuni processi in Egitto. Assieme a loro due colleghi di Usa e Canada. Patrick, nel mondo arabo prevale il primo nome e non il secondo patronimico (Zaky), è stato fatto transitare per la gabbia degli imputati e introdotto nell'angusto locale situato accanto all'aula delle udienze con manette che lo legavano ad un uomo della sicurezza in borghese.

«Tutto bene», ha risposto in italiano il giovane a una giornalista che gli ha chiesto come andasse.
In camicia verde chiaro, con barba e occhiali ma senza evidenti segni delle torture subite (soprattutto colpi allo stomaco e scosse elettriche a basso voltaggio al corpo), si è mostrato combattivo: ha detto di essere solo uno studente che vuole ripartire per l'Italia per completare il master all'ateneo bolognese. Una dei quattro legali che hanno preso brevemente la parola nei poco più di dieci minuti di udienza, però, lo conosce e non si lascia ingannare: «Fisicamente sta bene, ma è spaventato», dice Houda Nasrallah. Comunque «sta molto meglio rispetto a giovedì», quando ha ricevuto la visita dei parenti, ha detto Gasser Abed El Razek, il direttore esecutivo dell'organizzazione non-governativa «Eipr» per cui lavora Patrick.

 

 I legali hanno ripercorso davanti al giudice la dinamica dell'arresto confermando che è iniziato con un illegale e prolungato sequestro da parte delle forze di sicurezza. E poi hanno sottolineato la tortura, perpetrata anche con la bendatura degli occhi per 12 ore e l'umiliazione del denudamento. Evidenziata anche l'assenza di una base legale per la detenzione motivata con post di un account Facebook che sarebbe falso. Ammettendo che «c'è delusione» dato che «avevamo sperato» in una scarcerazione proprio grazie alla presenza di giornalisti e «diplomatici, italiani inclusi», il portavoce di Amnesty International Italia, Riccardo Noury, ha preannunciato «una campagna ancora più forte» in vista dell'udienza di sabato 22 febbraio in cui si deciderà se rinnovare la detenzione cautelare di altri 15 giorni.

Un nuovo ricorso non è previsto prima di un mese da quella data. Già lunedì ci sarà un corteo di solidarietà nel centro di Bologna e giovedì una fiaccolata al Pantheon a Roma. Comunque «bisogna continuare a monitorare con attenzione» il caso «attraverso gli organismi internazionali», ha detto Gaetano Manfredi, ministro per l'Università e Ricerca. Fonti giudiziarie egiziane hanno ricordato però che Patrick George è accusato fra l'altro di aver diffuso «notizie false» tese «a turbare la pace sociale» e ad «incitare a manifestazioni non-autorizzate» col fine di «rovesciare il potere».

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