Petrolio, stretta della Ue: aiuti di Stato a chi è in crisi

Petrolio, stretta della Ue: aiuti di Stato a chi è in crisi
Petrolio, stretta della Ue: aiuti di Stato a chi è in crisi
di Gabriele Rosana
Mercoledì 20 Aprile 2022, 07:00 - Ultimo agg. 11:02
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La stretta Ue sul petrolio russo si avvicina e promette di essere un affondo «intelligente». «Rafforzeremo le nostre sanzioni», ha garantito ieri sera la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen al termine della chiamata con il leader Usa Joe Biden e gli altri alleati occidentali. Le diplomazie Ue sono al lavoro - alcuni tecnici avrebbero lavorato in segretezza anche durante la pausa di Pasqua, quando le istituzioni di Bruxelles sono chiuse - in attesa di avviare il confronto fra i governi dei Ventisette sul sesto pacchetto. Ma solo la prossima settimana. Non prima, cioè, di aver incassato l’esito del ballottaggio delle presidenziali francesi di domenica. Per il momento le capitali continuano ad essere divise sulla tempistica dell’adozione e dell’entrata in vigore del bando e sulla lista dei prodotti da colpire, con la Germania che - Paese Ue più esposte alle forniture russe di oro nero - predica cautela, mentre gli Stati dell’Est Europa sono in pressing per interrompere i flussi.  

Intanto, ieri Bruxelles ha dato luce verde ai primi due schemi di sostegno alle aziende colpite dagli effetti della guerra: si tratta di Polonia e Germania, meno di un mese dopo la pubblicazione del nuovo quadro temporaneo che ammorbidisce la normativa Ue sugli aiuti di Stato a causa della guerra.

Particolarmente considerevole l’entità del regime di aiuti autorizzato per Berlino: 20 miliardi di euro che, provenienti dal bilancio federale tedesco, andranno a sostenere tutti i settori interessati dalla crisi, dall’agroalimentare al manifatturiero, con un occhio di riguardo per le industrie energivore. Le decisioni sono individuali, Paese per Paese, e tengono conto dell’esposizione dei settori produttivi alle mille incognite della guerra, del suo impatto sulle catene del valore e dell’impennata dei costi in bolletta. Anche l’Italia è in coda per ricevere l’ok a un primo lotto di aiuti - fatto di finanziamenti agevolati e contributi a fondo perduto - per le imprese in affari con Russia, Ucraina e Bielorussia. 

A dare nuovo impeto al sesto pacchetto di sanzioni, con target petrolio e le maggiori banche finora scampate alla tagliola, ieri è stato il ministro dell’Economia francese Bruno Le Maire: «È più che mai necessario fermare le importazioni europee di greggio russo», visto che è il petrolio, e non il gas, la prima fonte di risorse finanziarie per il Cremlino, che con gli oltre 850 milioni di euro al giorno in arrivo dai Paesi Ue come saldo degli acquisti di metano, greggio e carbone continua a sostenere la sua macchina da guerra.  

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L’Ue importa dalla Russia un quarto del suo fabbisogno di petrolio e derivati. Parigi non è particolarmente dipendente dall’export di Mosca, a differenza di Berlino (anche se il ministro dell’Economia tedesco Robert Habeck ha assicurato che il Paese ha già ridotto i suoi flussi del 10%). In molti a Bruxelles vogliono comunque aspettare di tirare lo sperato sospiro di sollievo dopo la vittoria di Emmanuel Macron nelle urne di domenica prossima prima di decidere l’embargo dell’olio nero. Nei palazzi Ue si vuole evitare di fornire preziosi assist a Marine Le Pen, che ha incentrato la sua campagna sulla tutela del potere d’acquisto dei francesi e con le sue ricette giura di smontare l’Europa dal di dentro. In Francia, del resto, è ancora vivo l’incubo gilet gialli, in mobilitazione permanente per l’aumento della benzina. Per dare l’ok al nuovo round di restrizioni potrebbe non servire stavolta l’attraversamento di una “linea rossa” da parte dell’esercito russo impegnato nell’invasione dell’Ucraina, anche se l’inizio della fase due con il via alla “battaglia del Donbass” potrebbe dare ai leader Ue un’occasione.  

La governatrice della Banca centrale russa Elvira Nabiullina - protagonista lunedì di un botta e risposta con Putin sul forte impatto delle sanzioni occidentali sull’economia russa, che lei ha ammesso e il Cremlino smentito - ha nel frattempo dichiarato che il congelamento di una buona metà delle riserve dell’istituto in oro (131,5 miliardi di dollari) e valuta estera (481,4 miliardi) è un atto «senza precedenti». Mosca lo contesterà «in ogni sede», rivolgendosi alla giustizia. La mossa - come ricostruito dal Financial Times - era stata orchestrata con la regia del premier Mario Draghi, che avrebbe convinto Usa e Ue.

L’andamento del prezzo del gas nel frattempo continua a dominare la scena economica globale. Con le temperature in miglioramento, le quotazioni ieri sono scese fino al 12% a 84 euro, il livello più basso dal giorno precedente all’invasione russa in Ucraina, per poi chiudere a 93 euro al Mwh. 

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