La Corte ferma la candidatura di Lula: le presidenziali del Brasile nel caos

La Corte ferma la candidatura di Lula: le presidenziali del Brasile nel caos
di Alfredo Spalla
Domenica 2 Settembre 2018, 12:00
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Dopo una sessione straordinaria di otto ore, il Tribunale Elettorale Brasiliano (Tse) ha deciso: Lula non potrà disputare le elezioni del 7 ottobre per la Presidenza della Repubblica. A nulla è valsa la pressione popolare, che ha spinto Lula in testa a tutti i sondaggi con il 37-39% dei brasiliani disposti a votarlo pur essendo in carcere. I giudici - 6 favorevoli, 1 contrario - si sono basati sulla cosiddetta «legge della fedina pulita» (Lei da ficha limpa, ndr), che prevede l'ineleggibilità dei cittadini condannati da un tribunale di secondo grado. Da aprile, Lula è detenuto nel carcere della polizia federale di Curitiba, dove sconta una condanna di 12 anni e 1 mese per corruzione e riciclaggio. La decisione era prevedibile, ma adesso il Partido dos Trabalhadores, lo storico partito della sinistra brasiliana, è obbligato a mettere in atto un piano B. L'ex sindaco di San Paolo, Fernando Haddad, finora indicato come vice-presidente di Lula, diventerà ufficialmente il candidato alla presidenza del centro-sinistra, mentre Manuela D'Avila del partito comunista subentrerà come vice.
 
Il tribunale, oltre all'incandidabilità, ha disposto che Lula non appaia negli spot elettorali per un tempo superiore al 25% del totale. Non potrà concedere interviste, né il suo nome potrà essere scritto nell'urna. Al Pt sono stati concessi 10 giorni per indicare un nome alternativo. Edson Fachin, l'unico giudice contrario alla sospensione di Lula, ha citato «la raccomandazione della Commissione dei diritti umani dell'Onu», espressasi in favore dell'ex-presidente. Lo scenario elettorale si presenta instabile e polverizzato. Secondo gli istituti di ricerca, Lula sarebbe in grado di trasferire il 34% dei voti al suo successore. Al momento, però, Haddad si attesta solo al 4%, ma un endorsment di Lula potrebbe farlo crescere nei sondaggi. Resta da capire se, prima di essere arrestato, Lula abbia avuto l'accortezza di registrare qualche video-messaggio indicando il nome del successore. La sfida della sinistra è quella di raggiungere il ballottaggio, nonostante l'assenza di Lula e le tante accuse di corruzione che hanno minato il Pt. Lo scenario elettorale appare polverizzato. Senza Lula, il dominio è di Jair Bolsonaro, candidato di estrema destra e capitano in riserva dell'esercito. È stato definito il Trump brasiliano, anche se il suo stile aggressivo ricorda più quello del filippino Duterte. Ha il 17% dei voti, ma gli analisti prevedono un calo. Il baluardo alla deriva sovranista è l'ecologista Marina Silva, la professoressa nata nella foresta con un passato da domestica. Fino al 7 ottobre, il progressista Ciro Gomes (Pdt) e il conservatore Geraldo Alckmin (Psdb) proveranno a intromettersi in questa corsa a due.
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