L'aumento della fame nel mondo potrebbe essere uno degli effetti collaterali più devastanti della guerra in Ucraina. Chi non ha cibo, potrebbe averne ancora meno. Chi ce l'ha, vedrà i prezzi alzarsi. Il tema del grano è urgente dall'inizio dell'invasione. Russia e Ucraina insieme producono il 30 per cento della fornitura mondiale di grano e, prima del conflitto, l'Ucraina era vista come il granaio del mondo, con 4,5 milioni di tonnellate di prodotti agricoli che uscivano dai suoi porti ogni mese. Adesso è tutto fermo. E secondo l'analista tedesco Matthias Koch, del RedaktionsNetzwerk (RND), ci sarebbe dietro una strategia di Putin ben precisa: «È in gioco qualcos'altro, molto più grande», ha detto.
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L'analisi
«Ovviamente, Putin non vuole solo danneggiare l'Ucraina», spiega l'esperto. «La carestia in Africa potrebbe portare a nuove ondate di rifugiati verso l'Occidente e conseguenti disordini. Il Mediterraneo rischia di diventare teatro di nuovi drammi, come nel 2015, quando milioni di siriani sono fuggiti dagli spietati bombardamenti della Russia.
L'appello di Zelensky
«Serve sbloccare i nostri porti marittimi. Bisogna usare tutti i canali diplomatici, perché da soli non possiamo lottare contro la Russia». Lo ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky intervenendo a Davos per il World Economic Forum. «Noi parliamo con la Commissione europea, il Regno Unito, la Svizzera, la Polonia, e l'Onu e chiediamo loro di prendere misure per un corridoio per l'export del nostro grano e dei cereali - ha aggiunto -, altrimenti la penuria avrà effetti sul mondo e ci sarà una estensione della crisi energetica».