Putin, la strategia dello zar: dall'asse (più solido) con la Cina, agli Usa, al rischio missili

Putin, le mosse dello zar: asse (più solido) con la Cina, il nodo Usa, i missili
Putin, le mosse dello zar: asse (più solido) con la Cina, il nodo Usa, i missili
di Giuseppe D'Amato
Giovedì 2 Luglio 2020, 12:02 - Ultimo agg. 3 Luglio, 08:02
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La Russia ha scelto la strada della stabilità e del futuro certo. Vladimir Putin ha ora la possibilità, se verrà rieletto, di rimanere al Cremlino fino al 2036, quando compirà 84 anni. La sua politica non muterà rispetto a quanto fatto finora e difficilmente la sua squadra di governo subirà rivoluzioni se non per il necessario cambio generazionale. Il referendum costituzionale è più che altro significativo per la complessa realtà interna dell’immenso gigante slavo, disteso su ben 11 fusi orari.

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Tante sono le sfide che attendono la Russia: la necessità di modificare il modello economico di sviluppo troppo basato sulla vendita delle materie prime, la persistente crisi economica, le difficili questioni sociali, l’emergenza ecologica (leggasi gli incendi persistenti in estate in Siberia e l’inquinamento nell’Artico). Tutti questi sono nodi da sciogliere avendo alle spalle un quadro di riferimento preciso. Dal punto di vista politico sia le opposizioni parlamentari – in primo luogo quella comunista – sia quelle al di fuori dei palazzi del potere proseguiranno nelle loro azioni. I liberal-riformisti non hanno riconosciuto l’esito del voto. Il blogger Aleksej Navalnyj ha contestato la stessa legittimità della consultazione. Gruppi di oppositori hanno già manifestato in serata a Mosca e a San Pietroburgo.
 


Putin in Piazza Rossa per il 75esimo anniversario del Giorno della Vittoria
 

Putin, approvati i 206 emendamenti

Con l’approvazione dei 206 emendamenti vengono ulteriormente rafforzati i poteri presidenziali in una Costituzione, già di per sé – secondo alcuni specialisti – eccessivamente squilibrata a favore degli inquilini del Cremlino. La legge federale è superiore a quella internazionale, quindi verdetti come quello del Tribunale de L’Aia sul fallimento della compagnia petrolifera Yukos possono essere ora ignorati. Stesso discorso per le questioni territoriali – leggasi Crimea con l’Ucraina ed isole Curili col Giappone-: vietata la cessione di terre a Paesi stranieri.

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A livello internazionale Mosca non modificherà il proprio posizionamento: si profila un’alleanza anti-occidentale sempre più forte con la Cina soprattutto perché la Russia ritiene di non essere compresa da Stati Uniti ed Unione europea nella difesa dei suoi interessi. Se alla Casa bianca dovesse rimanere il presidente Trump probabilmente tale allontanamento sarà meno marcato nel breve periodo. Se invece il nuovo presidente sarà Joe Biden prepariamoci a nuove incomprensioni ed all’aumento della tensione un po’ ovunque: dal Medio oriente all’Africa, dallo spazio “ex sovietico” (Ucraina) a quello asiatico più in generale. I trattati sul disarmo – tranne uno – sono scaduti. Il rischio di rivedere missili a medio e corto raggio in Europa, come negli anni Ottanta, è sempre più alto.

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