Putin, perché (secondo Zelensky) ora la pace è più vicina: l'esito del G7 e l'isolamento dello zar

Dall’indiano Modi a Lula, in Giappone il pressing sui Paesi allineati al Cremlino

Putin, perché (secondo Zelensky) ora la pace è più vicina: l'esito del G7 e l'isolamento dello zar
Putin, perché (secondo Zelensky) ora la pace è più vicina: l'esito del G7 e l'isolamento dello zar
di Marco Ventura
Domenica 21 Maggio 2023, 00:07 - Ultimo agg. 09:11
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Atterra in Giappone dopo un lungo viaggio dal suo Paese in guerra e una tappa cruciale in Arabia Saudita per arringare la Lega Araba, il presidente combattente dell’Ucraina. E alla fine Volodymyr Zelensky viene accolto quasi come l’ottavo membro dal G7, il consesso delle democrazie con le economie più forti del mondo. Il presidente francese, Emmanuel Macron, rivendica su Twitter che a portare Zelensky a Hiroshima è stato «un aereo con i colori della Repubblica francese», con a bordo la delegazione ucraina pronta «a lavorare con noi e i nostri partner per la vittoria. Per il ritorno della pace in Europa». E lui, Zelensky, con la maglia da leader in trincea, anticipa sui social il senso del suo intervento previsto per oggi. «Giappone. G7. Incontri importanti con i partner e amici dell’Ucraina. Sicurezza e cooperazione rafforzata per la nostra vittoria. Oggi la pace è più vicina». 

IL PROGRAMMA
In giornata Zelensky parteciperà a due eventi di cui sarà il protagonista.

Con i Paesi del G7, e poi anche con quelli del “Sud globale”, invitati per allargare il consenso attorno a Kiev come baluardo dei valori occidentali. A cominciare dall’indiano Narendra Modi, che pur non avendo condannato l’aggressione russa e non avendo aderito alle sanzioni internazionali, non ha assunto atteggiamenti platealmente filo-russi come il cinese Xi Jinping, e incontrando Zelensky non solo incassa il suo ringraziamento per aver «sostenuto l’integrità territoriale e la sovranità del nostro Paese», ma può credibilmente proporsi come mediatore per una futuribile pace. «Questa guerra la considero una questione di umanità, farò di tutto per contribuire a una soluzione», dice Modi. Altro leader sul quale premono i capi di Stato e di governo del G7 è il brasiliano Lula, che stando a fonti della sua delegazione, potrebbe incontrare Zelensky nonostante la paura di scontentare gli alleati di sinistra nel governo. Tutto questo, mentre Prigozhin, poi smentito da Kiev, annuncia la presa di Bakhmut.

IL CASO F-16
Massimo appoggio per Zelensly da tutti i leader G7. Non a caso, l’arrivo del comandante in capo di Kiev è preceduto dall’annuncio del presidente Biden di aver fatto cadere il veto sull’invio degli F-16 (una flotta di almeno 125 velivoli) da parte degli alleati europei della «coalizione per i jet fighter a Kiev», guidata da Regno Unito e Olanda, ma che comprende la Francia di Macron, il cui apporto è definito da Zelensky «fondamentale», e da Belgio, Danimarca, Polonia e Norvegia. Il consigliere per la sicurezza nazionale Usa, Jake Sullivan, in Giappone ha spiegato che la luce verde da Washington è arrivata dopo aver valutato ciò di cui ha bisogno l’Ucraina adesso, come «parte della sua forza futura, per essere in grado di svolgere un’azione di deterrenza e difesa contro l’aggressione russa». La condizione di Biden è che gli F-16 non colpiscano mai in territorio russo. Su questa base, Washington ha pure autorizzato l’addestramento dei piloti ucraini alla cloche dei caccia in Europa. Per Macron, la presenza di Zelensky a Hiroshima «può cambiare le carte in tavola, essere un’opportunità unica, una svolta». Il britannico Sunak promette forniture militari fino a «vincere la guerra». Aiuti «a 360 gradi» da Giorgia Meloni. Ma sul G7 grava anche l’ombra della Cina. 

IL RUOLO DI PECHINO
Uno scontro duro nei comunicati, anche se i leader in Giappone non chiudono con Pechino. Critiche alla militarizzazione del Mar Cinese Meridionale e alla «coercizione economica» verso i Paesi terzi. Il comunicato finale esprime «seria preoccupazione» per gli sviluppi nei mari cinesi, il G7 si «oppone fermamente a qualsiasi tentativo unilaterale di modificare lo status quo con la forza». Nessuna concessione, dunque, alla Cina che chiedeva di condannare gli indipendentismi, come da Pechino è omologata l’esistenza di Taiwan, considerata parte dell’unica Cina. Taiwan ringrazia i leader riuniti a Hiroshima e invita a cooperare «contro l’autoritarismo della Cina». Pesante la reazione cinese, «profondamente insoddisfatta» nonostante l’assicurazione del G7 di «non volerla danneggiare». «È un affare del popolo cinese, l’unico a dover decidere», dice il ministro degli Esteri, Wang Wenbin. «I leader del G7 non sottovalutino la nostra determinazione nel difendere la sovranità nazionale. Cercano di manipolare le questioni legate alla Cina e di attaccare e macchiare l’immagine del Paese». 

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