La guerra fantasma che colpisce la Russia: incendi, sabotaggi e attacchi hacker, ecco chi c'è dietro e cosa sta succedendo

La guerra fantasma che colpisce la Russia: incendi, sabotaggi e attacchi hacker, ecco chi c'è dietro e cosa sta succedendo
La guerra fantasma che colpisce la Russia: incendi, sabotaggi e attacchi hacker, ecco chi c'è dietro e cosa sta succedendo
di Cristiana Mangani
Mercoledì 27 Aprile 2022, 16:11 - Ultimo agg. 18:54
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È un fronte della guerra considerato «fantasma», perché fatto di esplosioni, incidenti, possibili raid e sabotaggi: eventi avvenuti in territorio russo e per i quali si stanno muovendo 007 e investigatori di Mosca. È qualcosa di simile a quanto visto in Iran, teatro da tempo di episodi attribuiti alla casualità o a un’aggressione, a seconda dei momenti. In Russia, invece, in una settimana sono scoppiati incendi, apparentemente inspiegabili, in luoghi strategici del Paese: dall’Istituto di ricerca per la difesa aerospaziale di Tver all'impianto chimico Dmitrievsky a Kineshma, fino all’incidente nel polo industriale di Korolyov, alle porte di Mosca, che ospita numerosi stabilimenti legati alla produzione di energia e componentistica aerospaziale, tra cui il Centro scientifico russo dedicato allo sviluppo di razzi e veicoli spaziali, e RKK Energija, ovvero la società che si occupa di attività correlate al volo spaziale. E di recente si è sviluppato anche un doppio rogo, molto esteso, che ha riguardato le cisterne di Bryansk, cittadina russa a metà strada circa fra Mosca e Kiev. Video registrati dalle telecamere di sorveglianza mostrano il momento della deflagrazione, sembra nella parte bassa di uno dei grandi serbatoi a cupola. Insieme alle immagini, arrivano le ipotesi: da un guasto tecnico a un attacco portato con missili, dalla mano di hacker all’incursione dal cielo. 

La guerra fantasma contro la Russia

Altrettanto vale per gli episodi precedenti, dove in molti sospettano sabotaggi e attacchi hacker. L'incendio che ha coinvolto i due depositi a Bryansk, potrebbe causare l'interruzione delle forniture di petrolio vitali al fronte nord-orientale della guerra in Ucraina, dove le truppe russe stanno portando avanti un tentativo di impadronirsi del territorio nella regione del Donbass.

I filmati condivisi sui social media di una delle esplosioni hanno fatto pensare soprattutto a «un attacco aereo o missilistico», secondo un tweet di Rob Lee, un membro anziano del Foreign Policy research institute. I depositi sono a meno di 100 miglia dall'Ucraina, nel raggio di azione dei missili balistici tattici Tochka dei quali Kiev è in possesso, ha osservato Lee.

La reazione di Mosca

Oleksiy Arestovych, consigliere militare del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ha rifiutato di commentare. «La Federazione Russa si assume la responsabilità di ciò che accade sul territorio russo - ha affermato. Devono fornire le ragioni di ciò che sta accadendo, non chiedere a noi». Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, però, ha replicato dicendo che la Russia sta ancora indagando.

Nell'ultimo mese anche altri episodi simili sono stati contestati da Mosca agli ucraini, a cominciare dall'attacco con elicotteri contro un deposito petrolifero a Belgorod, a meno di 20 miglia dal confine ucraino. Sulla cui natura e origine Kiev non ha replicato. Ma se dietro a questi attacchi c'è l'Ucraina, questo potrebbe essere letto da Mosca come una escalation della guerra. Anche perché costituirebbe un grande imbarazzo per la Russia, che due mesi fa ha attaccato l'Ucraina annunciando una rapida vittoria. Cosa che non è avvenuta, e anzi, ora, Kiev risponde colpendo nel loro territorio.

Gli altri episodi

Ci sono, poi, gli altri incendi avvenuti nei giorni scorsi, quello che ha distrutto i piani superiori del Secondo Istituto centrale di Ricerca del ministero della Difesa nella città di Tver, a nord-ovest di Mosca, dove almeno 17 persone sono morte, secondo l'agenzia di stampa statale russa Tass. Altre 30 circa sono sono rimaste ferite, inclusi alcuni che si sono lanciati dalle finestre per tentare di salvarsi dalle fiamme.

L'istituto è noto come centro di ricerca altamente sensibile sui sistemi missilistici chiave, inclusi i programmi stealth più avanzati della Russia, nonché il missile Iskander, ampiamente utilizzato in Ucraina, e il sistema di difesa aerea S-400. Tass ha scritto che le indagini iniziali savevano fatto pensare a un corto circuito, ma che invece ora è stata avviata un'indagine penale.

Poco ore dopo questo episodio, è andato a fuoco il più grande impianto chimico del Paese, quello di Dmitrievsky, situato a circa 208 miglia a nord-est di Mosca a Kineshma, importante fornitore di propellenti essenziali per la produzione dei missili a guida di precisione di cui la Russia ha bisogno per la guerra. Un terzo incendio ha poi inghiottito la struttura sensibile presso il College of Aerospace engineering and technology nel sobborgo moscovita di Korolyov, rinomato come sede dei programmi spaziali dell'Unione Sovietica e della Russia. Il fatto che così tanti incendi siano scoppiati in luoghi chiave in un periodo così breve è «abbastanza sospetto», ha confermato Dmitri Alperovitch, presidente del think tank Silverado Policy accelerator a Washington. Riguardo alle cause, è presto per dirlo. Ci sono anche spiegazioni diverse dal sabotaggio, ha aggiunto Alperovitch. Gli incendi accidentali non sono insoliti in Russia, che ha la reputazione di scarsa manutenzione, e le sanzioni occidentali stanno rendendo più difficile la sicurezza dei pezzi di ricambio per i macchinari vitali. Arestovych dubita che l'Ucraina sia coinvolta nei roghi e suggerisce la tesi secondo la quale possano essere stati a provocarli gli stessi funzionari per coprire le prove di corruzione.

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