Russia, la storia del gruppo militare Wagner: da carcerati a mercenari contro l’Ucraina

Russia, la storia del gruppo militare Wagner: da carcerati a mercenari contro l’Ucraina
di Mattia Ronsisvalle
Venerdì 7 Ottobre 2022, 20:00 - Ultimo agg. 26 Marzo, 00:27
4 Minuti di Lettura

L’organizzazione paramilitare russa conosciuta come «Gruppo Wagner» è famosa per aver reclutato nell’esercito russo circa sei mila prigionieri. Ma chi si cela dietro tutto ciò?

Sembra una storia uscita dal film «I mercenari» di Sylvester Stallone ma non lo è.

Il gruppo Wagner è un'organizzazione paramilitare russa. Tale compagnia fornisce consulenze o servizi specialistici di natura militare, talora assimilabili alle prestazioni dei mercenari. Ufficialmente il gruppo non ha legami con Mosca anche se fonti britanniche e ucraine sostengono che è sotto le dipendenze del presidente russo Vladimir Putin. L’ipotesi più accreditata in realtà è che dietro si celi Yevgeny Prigozhin, un uomo d'affari con stretti legami con il capo del Cremlino. Secondo il New York Times il gruppo Wagner è un'unità diretta dal Ministero della difesa russo e/o dal Gru - il servizio informazioni delle forze armate russe - utilizzata dal governo russo nei conflitti più ostili.

Il Consiglio dell'Unione Europea identifica il fondatore della compagnia con il nome di Dmitri Valerevic Utkin nato ad Asbest, nella regione di Sverdlovsk. Utkin, un ex militare russo adornato con tatuaggi nazisti (come molti dei suoi discepoli), avrebbe scelto il nome Wagner per la sua passione per il Terzo Reich (Wagner era il compositore preferito di Hitler, ndr).

Seppur non certa, si ritiene che la nascita del gruppo Wagner sia avvenuta nel 2014 durante la guerra del Donbass, dove operò in aiuto delle forze separatiste delle auto-dichiarate repubbliche popolari di Donetsk e di Lugansk. Altri conflitti che hanno coinvolto il gruppo sarebbero le guerre civili in Libia e Siria, la seconda guerra civile nella Repubblica Centrafricana e la guerra in Mali.

L’arruolamento dei prigionieri

La figura di Yevgeny Prigozhin è diventata centrale nel conflitto russo-ucraino.
Secondo quanto riportato dalla testata giornalistica Mediazona, l’uomo ha personalmente visitato le prigioni per reclutare detenuti per combattere nella guerra in Ucraina.
Nella città di Plavsk, una guardia penitenziaria ha riportato che Prigozhin, accompagnato dal gruppo di Wagner, abbia detto testuali parole: «Ho un'autorizzazione speciale dal nostro presidente, non me ne frega un cazzo di nessuno, ho solo bisogno di vincere questa guerra a qualsiasi prezzo».
Il sito web russo indipendente specializzato in giornalismo investigativo Important Stories (I.S) ha rivelato al canale d’informazione Zerkhalo che il gruppo Wagner ha reclutato almeno 5.786 persone in 37 carceri russe.
La responsabile del progetto per i diritti umani «Seated Russia» Olga Romanova ritiene che in realtà le reclute siano il doppio, circa undici mila.



Sull’arruolamento sono arrivate molte testimonianze dagli stessi prigionieri e dai loro parenti: quest’ultimi vedono spesso scomparire i propri familiari senza avere più notizie e con una crescita quotidiana delle richieste di aiuto.
Elena, nipote di una recluta Wagner, ha così rivelato a Importante Stories: «Ho inviato un appello al sito web del Cremlino. Lo hanno inoltrato al Ministero dell'interno e al Servizio penitenziario federale: da lì è arrivata la risposta che un detenuto ha il diritto di essere trasferito in un'altra colonia a suo piacimento.

Sembra la storia di un film».

Alla domanda sul perché i prigionieri accettino di unirsi al gruppo Wagner - nonostante la prospettiva di essere uccisi o catturati e inviati in una colonia ucraina - Olga Romanova risponde: «Prigozhin conduce molto bene la sua campagna pubblicitaria: è pronto a pagare vedove e familiari davanti alle tombe dei loro cari caduti. Stiamo investigando per capire se tutti le nuove reclute sono pagate in caso di morte».

I.S a rivelato che il gruppo di Prigozhin ha offerto ai detenuti di due penitenziari di San Pietroburgo 200.000 rubli (circa 3.300 euro) e un'amnistia se fossero sopravvissuti alla «liberazione nazista nel Donbass».

Important Stories ha cercato di chiarire la situazione con la responsabile della difesa dei diritti civili e diritti umani in Russia Tatyana Moskalkova e al direttore del Servizio penitenziario federale russo Alexander Kalashnikov: «Per quali motivi i prigionieri vengono portati fuori dalle colonie? Come state contrastando questo fenomeno?».
Al momento della pubblicazione di questo articolo le risposte sembrano solo un miraggio. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA