Dopo poco più di un mese di osservazione e analisi del canale d’informazione russo Agentstvo, ora è ufficiale: dal 6 ottobre il portavoce del Ministero della Difesa Igor Konashenkov ha smesso di usare le parole «nazisti» e/o «nazionalisti» per riferirsi a Zelensky e all’Ucraina - o almeno ci sta provando secondo quanto riportato dai media russi e ucraini.
Depennate dalle riunioni quotidiane e dalle conferenze stampa le parole che hanno offeso il popolo ucraino e che hanno infastidito soprattutto gli utenti dei social. Niente più «nazisti ucraini» o «nazionalismo dell’Ucraina»: ora i nemici della Russia sono chiamati «militari ucriani», «militanti» o «mercenari».
Se si analizzano le trascrizioni delle riunioni del Ministero della Difesa russo, l’abbandono dei termini citati è stato graduale.
All'inizio dell'invasione russa, Konashenkov ha etichettato gli ucraini in due fazioni: gli arresi sono stati chiamati «militari ucraini», in segno di rispetto, e coloro che resistevano sono stati denominati, con disprezzo, «nazionalisti».
Tuttavia, all'inizio di marzo, quando il fallimento della «guerra lampo» in Ucraina è diventato evidente, il portavoce ha abbandonato la divisione in nazionalisti cattivi e militari buoni.