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Il Mattino

Russiagate, rivelazione choc:
«I misteri sono nascosti in Italia»

di Valentino Di Giacomo
Articolo riservato agli abbonati
Lunedì 25 Febbraio 2019, 09:13 - Ultimo agg. : 18:10
5 Minuti di Lettura

«Tutte le strade portano a Roma». George Papadopulos, ex consigliere per la politica estera di Donald Trump, l'uomo-chiave nello scandalo del Russiagate, è sicuro che l'Italia abbia avuto un ruolo centrale nel caso delle presunte mail hackerate a Hillary Clinton e poi promesse allo staff di Trump per procurargli un vantaggio nella corsa alla Casa Bianca. Del resto Papadopulos conosce molto bene l'Italia: la sua compagna, la casertana Simona Mangiante, è finita anche lei sotto i riflettori dei media americani che in passato hanno persino paventato dubbi sulla sua nazionalità attribuendole origini russe. Papadopulos e Mangiante, in collegamento da Los Angeles, hanno deciso di raccontare al Mattino la propria versione: «Più che in Russia dicono bisogna indagare sul ruolo italiano in questa vicenda». Intanto già questa settimana il nuovo ministro della Giustizia Usa, Bill Barr, dovrebbe annunciare alla stampa il risultato del lungo lavoro investigativo svolto in questi anni dalle agenzie di intelligence statunitensi per far chiarezza sul caso. Se emergesse un coinvolgimento diretto di Trump e confermate le compromettenti relazioni con la Russia, il presidente rischierebbe seriamente di finire sotto impeachment. Ma la storia è tutta da scrivere e, tra gli scenari possibili, vede pure quello in cui Trump è stato vittima dello scandalo, finito nel mirino di potenze straniere con l'intenzione di screditarlo per impedirgli l'ascesa alla Casa Bianca. Resta da capire se molti dei documenti ritrovati dall'FBI, ancora secretati, saranno diffusi nel rapporto conclusivo.
 
L'inchiesta del Federal Bureau ha visto in questi mesi gli inquirenti americani raccogliere informazioni anche attraverso l'ambasciata Usa a Roma. Riavvolgendo il nastro di questa storia, è nella capitale che George Papadopulos incontra «l'uomo del mistero», il professore maltese Joseph Mifsud, che confida all'allora consigliere di Trump di avere in mano «materiale compromettente» riguardante Hillary Clinton. Mifsud insegnava infatti alla Link Campus, l'università fondata dall'ex ministro democristiano Enzo Scotti e che nel tempo è diventata una «fucina di talenti» dell'attuale governo in quota Movimento 5 Stelle. L'attuale ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, era insegnante alla Link prima di approdare a Palazzo Baracchini, stessa sorte dell'attuale viceministro alla Farnesina, Emanuela Del Re, poi di Angelo Tofalo, sottosegretario alla Difesa, che all'università di Scotti ha seguito un corso d'intelligence. Ma l'attenzione di Papadopulos e Mangiante è laterale rispetto alle particolari relazioni dell'università romana, il fulcro resta quel Joseph Mifsud, l'uomo delle mail, letteralmente scomparso dopo che è scoppiato lo scandalo del Russiagate. «È plausibile dice Papadopulos che Mifsud sia tenuto nascosto in Italia, è sicuramente protetto. Il ruolo dell'Italia è verosimile soprattutto alla luce delle relazioni del professore maltese con il governo italiano e con un'università come la Link Campus».

Un'ipotesi, la pista italiana, che rovescerebbe completamente anche il quadro di accuse contro Donald Trump. Papadopulos pensa di essere finito in un intrigo machiavellico dove lo scopo ultimo del Russiagate, non era favorire Trump, bensì danneggiarlo. Lo scandalo delle mail avrebbe avuto come fine definitivo quello di favorire la corsa alla Casa Bianca della Clinton. «Mifsud spiega Papadopulos l'ho preso in considerazione solo perché aveva proposto di fissare un incontro tra Putin e Trump, è l'unica informazione che ho riferito al presidente. Mentre non ho mai creduto alla questione delle mail e infatti non ne ho mai fatto cenno a Trump». Quella delle mail per George e Simona sarebbe stata solo un'esca per l'attuale presidente, se The Donald avesse abboccato chiedendo di visionare i messaggi di Clinton, il suo exploit elettorale si sarebbe stoppato sull'onda dello scandalo.

Nella presunta macchinazione ci sarebbero entrati anche Regno Unito e Australia secondo Papadopulos. L'ex consigliere di Trump, negli ultimi giorni, anche attraverso Twitter, sta alzando il tiro delle sue accuse e ritiene che il centro nevralgico del piano contro Trump resti comunque l'Italia. «George dice Simona Mangiante senza giri di parole pensa che Mifsud sia una spia italiana con rapporti con l'Fbi. Volevano intrappolarlo e vagliare le reazioni degli americani nella campagna elettorale agli stimoli russi. Ma Mifsud non aveva nessun interesse ad aiutare Trump a vincere le elezioni». Tutti erano d'accordo è la teoria - per fare un favore alla Clinton danneggiando The Donald e poi sfruttare gli aiuti forniti in campagna elettorale alla leader democratica una volta che Hillary fosse diventata presidente. Una storia completamente capovolta a come è stata raccontata fino ad oggi e che Papadopulos ha raccolto in un libro in uscita il prossimo mese, «Deep State Target», oltre che in un documentario che «la coppia dello scandalo» sta girando per Netflix. Intanto, mentre parliamo, Simona si prepara per salire sul red carpet di Hollywood dove è stata invitata per la cerimonia degli Oscar. George invece è persona non gradita dall'Academy dopo la condanna inflittagli di 15 giorni per aver riferito all'Fbi una data errata su uno dei suoi quattro incontri con Mifsud. La teoria della coppia resta tutta da dimostrare, ma il mistero su che fine abbia fatto quel professore maltese che aveva messo radici in Italia con relazioni di alto livello è ancora da svelare. «Come ha fatto si chiede George a sparire nel nulla senza che avesse forti coperture? Tutte le strade portano a Roma, proprio dove Mifsud è stato visto l'ultima volta quasi due anni fa». Per capirlo bisognerà attendere l'esito delle inchieste americane, l'attenzione su quale possa essere stato il ruolo degli italiani in questo scandalo comincia ad affiorare anche sui media statunitensi. «Bizzarro pure dice Mangiante che l'Italia ignori la fabbricazione ad hoc di chi mi vuole russa. Perché nessuno è intervenuto nonostante il mio appello all'ambasciata in seguito al mio colloquio con l'Fbi? Dov'è il mio governo?». E su Twitter Papadopulos indirizza i suoi messaggi anche a Matteo Salvini. L'intrigo potrebbe aprire presto un nuovo fronte anche nel governo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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