Salvini e Putin, dal «meno male che c’è» al viaggio in Polonia (e in Ucraina) per la pace: cosa è cambiato

Salvini e Putin, dal «meno male che c’è» al viaggio in Polonia (e in Ucraina) per la pace: cosa è cambiato
Salvini e Putin, dal «meno male che c’è» al viaggio in Polonia (e in Ucraina) per la pace: cosa è cambiato
di Mario Ajello
Mercoledì 2 Marzo 2022, 15:03 - Ultimo agg. 17:10
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La Polonia è il Paese che vuole le sanzioni più dure possibili, anche più dure di quelle che pretende il resto della Ue, contro la Russia di Putin. E dove si avvia prossimamente Matteo Salvini, l’ex putinista? Proprio a Varsavia, a riprova che il suo distacco dallo zar Vladimir è completo o almeno così deve sembrare. E annuncia che sta valutando anche di andare in Ucraina, per una manifestazione per la pace. Si lavora per l'organizzazione.

Salvini: «Sto valutando la possibilità di andare in Ucraina»

Salvini e il rapporto con Putin

Ma non è completo affatto il distacco con quei Paesi - Polonia appunto e anche Ungheria, e anche a Budapest ha deciso di recarsi a breve il capo della Lega - che sono allineati con l’Europa adesso nel rifiuto della guerra putiniana ma condividono con Putin un’idea della democrazia a dir poco autoritaria.

Le volte salviniane sono sempre un po’ così, da decifrare con attenzione. E comunque: «Stanno dando tutto gratis a tutti, accolgono i profughi e gli sfollati, grande prova di solidarietà di Polonia e Ungheria. Alla faccia di chi ce l’aveva con questi Paesi!», dice Salvini. E ancora: «Fare tutto quello che aiuta la pace, quello che allontana la pace non è utile, in questo momento bisogna fermare le bombe», replica poi a chi gli chiede se l’Ucraina deve entrare nella Ue. «Per il momento - incalza - l’emergenza è fermare le bombe». 

 

La svolta


Il problema però, in questa svolta anti-putiniana di Salvini contenuta tra l’altro nel discorso al Senato in occasione del voto sulla risoluzione votata dalla maggioranza parlamentare e da Fratelli d’Italia a sostegno dell’Ucraina, è che Salvini non sa più dire la parola Putin. Ovvero, a riprova che certi amori non si dimenticano mai, distaccandosi da Putin nel discorso in Parlamento non ha mai pronunciato il suo nome. Per non offenderlo troppo? Neppure la parola Russia ha pronunciato. Sì, distaccarsi va bene, per lui, ma non approdando a un anti-putinismo dichiarato, esplicito, netto e aperto, bensì rifugiandosi in un pacifismo che produce passaggi così: «Stare dalla parte degli aggrediti e non degli aggressori». Non sarebbe più facile dire: dalla parte di Zelensky e contro Putin, al fianco dell’Ucraina e contro la Russia? Non citare Putin per non ricordare a tutti che del presidente russo diceva non tanto tempo fa: «Cedo due Mattarella in cambio di mezzo Putin» oppure «tra Merkel e Putin vi lascio la Merkel e mi tengo Putin tutta la vita»?

Le posizioni


Ora è anti-putiniano ma senza dirlo troppo chiaramente il capo del Carroccio. Comunque ha cambiato punti di riferimento politici, e da quando è cominciata la guerra in Ucraina non cita più Trump e Le Pen, ma Papa Bergoglio e San Francesco. E non dice più «Meno male che Putin c’è», e «Putin è il miglior uomo di governo della terra». Ma la Meloni, nella chiarezza su Putin, lo ha superato: è più netta di Salvini nel censurare l’operato del presidente russo. «Io mi devo pentire? I pentimenti si fanno in chiesa», sostiene Salvini a chi gli dice di essere più esplicito nel suo distacco dall’ex idolo moscovita dal quale si è distaccato effettivamente ma a modo suo. Anche andando ad Assisi in missione di preghiera a favore degli ucraini. E ha portato i fiori al consolato di quel Paese. 

Le immagini


La foto più famosa è quella che ritrae Salvini in visita a Mosca, mentre indossa una maglietta con stampata la faccia di Putin. Era il 2015. Nello stesso anno al Parlamento europeo ne sfoggia un’altra di maglietta sempre con la faccia di Putin, questa volta di profilo, sotto un colbacco militare. “L’ho comprata a Mosca”, afferma in quella occasione il leader del Carroccio, “è una risposta agli eurocretini che giocano alla guerra con Putin e con la Russia”. Insomma per chi ha definito Putin “uno dei migliori uomini di governo al mondo” oggi, nel pieno del conflitto in Ucraina scatenato dall’aggressione militare russa, possiamo immaginare che non siano tempi facili. Senza considerare lo scandalo che ha coinvolto – vedi le vicende legate all’Hotel Metropol – la Lega per i presunti finanziamenti di Mosca al partito di via Bellerio.

I rapporti

Ora parla così il segretario lombardo: “Non ho rapporti con Putin che hanno tanti altri miei colleghi  di altri partiti che hanno avuto incarichi di governo ben più lunghi dei miei”. Procede dunque strategia di allontanamento da Mosca.  Per questo il vicesegretario Lorenzo Fontana,  e anche ex ministro per le Disabilità e per gli Affari europei, sente il bisogno di articolare una spiegazione, riannodando i fatti che si sono succeduti in questi anni. “La Lega ha cercato di tenere dei rapporti normali. E del resto, non siamo mai stati soli. Francia e Germania hanno sempre intrattenuto rapporti abituali con la Russia, circa il 30% del gas europeo viene da là. L’ex cancelliere socialdemocratico Gerhard Schröder è stato tra gli artefici del gasdotto Nord stream, non certo la Lega”. E però, allo stesso tempo, “è chiaro che dopo un’aggressione del genere le cose cambiano. Un fatto del genere mette in pericolo la sicurezza dell’intera Europa. E del resto, un atto di questo genere crea un danno immenso anche alla Russia”. Ciononostante, si fa notare come il partito sia sembrato ondivago anche nell’immediato post invasione ai danni dell’Ucraina. Lo stesso Salvini, per dire, mentre Meloni e tutto il gruppo parlamentare di Fratelli d’Italia annunciavano un sostegno forte al governo, bofonchiava che le armi agli ucraini non le avrebbero mandate “in suo nome”, ricreando un asse gialloverde anche se poi ieri Lega e M5S  si sono adeguati ai voleri di Draghi sia nel voto a Roma che in quello a Bruxelles.  Insomma i leghisti si sbracciano per far passare un messaggio: “Abbiamo preso un abbaglio, ma non siamo più quelli di prima”.

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