Dopo settimane di unità di intenti, l’Europa torna a dividersi sulle sanzioni alla Russia. E lo fa proprio nel giorno in cui Mosca inserisce i Ventisette Stati Ue, Italia compresa, nella black list dei “Paesi ostili”: dagli Usa al Regno Unito, passando - tra gli altri - per Giappone, Australia e Svizzera, sono le nazioni che hanno applicato o si sono accodate alle restrizioni senza precedenti decise dopo l’inizio dell’invasione dell’Ucraina. I debiti contratti in valuta estera nei loro confronti, prevede la decisione del governo russo, potranno essere saldati in rubli. Ieri, tuttavia, Gazprom non si è avvalsa della possibilità rimborsando ai propri obbligazionisti 1,3 miliardi di dollari per i bond in scadenza.
Sanzioni alla Russia, la nuova fase
È però sulla nuova fase delle misure contro Mosca, che potrebbero colpire gas e petrolio, che ieri si è aperta con tutta evidenza una spaccatura tanto all’interno dell’Ue quanto nella sintonia transatlantica con gli Stati Uniti. È bastata l’ipotesi di uno stop ai combustibili russi per far impennare le quotazioni, con il Brent verso i 130 dollari e il gas che apre al massimo storico a 225 euro.
L’obiettivo
D’accordo pure l’Olanda di Mark Rutte, per cui la riduzione della dipendenza energetica dalla Russia è un obiettivo strategico «da realizzare però passo dopo passo», in modo da evitare contraccolpi sui Paesi più esposti verso petrolio e gas russi. Un report di Goldman Sachs pubblicato ieri ha suonato l’allarme: l’Eurozona rischia un impatto negativo sul Pil fino al 2,2%. «Dobbiamo assicurare che la nostra dipendenza dal gas e dal petrolio russi si allenti, ma anche riconoscere che al momento questa dipendenza esiste ancora in certa misura», ha aggiunto Rutte, parlando a fianco del premier britannico Boris Johnson e di quello canadese Justin Trudeau. Dichiarazioni che infondono cautela mentre la Commissione europea si appresta, questo pomeriggio, a svelare i dettagli dell’Energy Compact, il piano d’azione emergenziale sull’energia con cui Bruxelles vuole rendere l’Europa più autonoma dal gas di Mosca e ridurre dell’80%, già da questo inverno, la dipendenza dal metano russo, oltre a prevedere interventi per limitare l’impatto del caro-bollette su famiglie e imprese. Secondo le anticipazioni di Bloomberg, l’obiettivo è migliorare i collegamenti delle infrastrutture Ue e rivolgersi a nuovi fornitori: 50 metri cubi di gas arriveranno dal gas naturale liquefatto (anzitutto di Qatar e Usa), mentre i gasdotti esistenti pomperanno gpl in provenienza da Norvegia, Algeria e Azerbaigian. Tra le proposte contenute nel documento della Commissione, oltre agli stock comuni, anche quella portata avanti dall’Italia di mettere un tetto al prezzo del gas, con l’esecutivo Ue che si dice «pronto a sostenere gli Stati membri nella messa a punto» di misure di regolazione dei prezzi del mercato dell’oro blu, purché si tratti di interventi «mirati».