Le armi recuperate dopo l'agguato in cui venerdì è stato ucciso lo scienziato iraniano Mohsen Fakhrizadeh porterebbero il timbro di Israele. Mentre la Repubblica islamica celebra con tutti gli onori militari i funerali del fisico di punta del suo programma nucleare, ma senza bagni di folla per l'emergenza Covid, le autorità rilanciano le accuse contro il Mossad, di cui sostengono ora di avere le prove grazie al ritrovamento di armi «prodotte in Israele, perché hanno il logo e le caratteristiche dell'industria militare israeliana».
Uno scontro che rischia di precipitare ulteriormente dopo l'annuncio da parte della tv al Arabiya di un altro omicidio eccellente, quello del generale Moslem Shahedan, responsabile operativo dei Pasdaran lungo il confine siro-iracheno, che sarebbe stato assassinato mentre attraversava la frontiera con razzi sparati da un drone militare.
Le ambasciate israeliane sono state invitate a innalzare i protocolli di sicurezza e un «avvertimento» è stato diramato per i cittadini negli Emirati Arabi Uniti. Secondo Shamkani, l'uccisione di Fakhrizadeh è stata compiuta «usando equipaggiamenti elettronici e nessun» assalitore «era presente». Un'ipotesi già fatta trapelare dalla Fars, agenzia vicina ai Pasdaran, che in precedenza aveva parlato di un commando di 12 di uomini, col supporto logistico di altri 50. La nuova versione di una sparatoria compiuta con una mitragliatrice controllata a distanza, montata su un suv a 150 metri dall'obiettivo, lascia dubbi tra gli analisti. E non si esclude possa servire a giustificare la mancata cattura dei killer. «Daremo la caccia ai criminali fino alla fine e metteremo in atto il comando della Guida Ali Khamenei di punirli», ha promesso il ministro della Difesa, generale Amir Hatami, annunciando il raddoppio dei finanziamenti alla ricerca guidata dal fisico ucciso.
Di certo, i servizi di intelligence e lo stesso governo di Hassan Rohani devono affrontare un fuoco di fila di accuse per l'incapacità di proteggere il «Soleimani della scienza», come l'ha definito l'ex capo dell'agenzia atomica Fereydoun Abbasi-Davani. Al Parlamento di Teheran, gli ultraconservatori si sono spinti fino ad accusare l'esecutivo di «spionaggio» per aver autorizzato «ispezioni sospette» dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica, minacciando di «processare» il presidente a fine mandato, tra pochi mesi. Cresce intanto l'allarme internazionale per una possibile escalation. Fonti della Farnesina riferiscono di una forte preoccupazione dell'Italia, auspicando che si eviti ogni gesto destabilizzante nella regione. Un appello alla moderazione è giunto oggi anche da Germania e Francia, mentre Russia e Cina hanno espresso la propria «condanna» dell'agguato, definito da Mosca un «atto di terrorismo».