Scoperti oltre 100 teschi in una torre dell'antica capitale azteca in Messico: hanno 500 anni

Instituto Nacional de Antropología e Historia (INAH) de México
Instituto Nacional de Antropología e Historia (INAH) de México
di Nico Riva
Lunedì 14 Dicembre 2020, 18:37 - Ultimo agg. 21:07
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119 teschi umani, ordinatamente disposti in più livelli, a formare una torre e a raccontare una storia risalente a più di cinque secoli fa. Si tratta di una grandiosa scoperta archeologica quella che un gruppo di valenti studiosi ha portato a termine in Messico, nel sito dove un tempo sorgeva la grandiosa capitale dell'Impero Azteco: Tenochtitlan. 

Si tratta di un vero e proprio tuffo nel passato antico del Messico, all'incirca negli anni dell'arrivo europeo nel Nuovo Continente. Risale al 1492 la cosiddetta "scoperta dell'America", intesa come scoperta per Cristoforo Colombo e i popoli europei, poiché era abitata da secoli da diverse civiltà ben organizzate e strutturate: Incas, Maya, Aztechi, fra le più conosciute. I 119 teschi rinvenuti negli ultimi giorni riposano lì, infatti, in un arco di tempo che va dal 1486 al 1502. 

Nell'antica capitale azteca, Tenochtitlan, sorgeva la Torre dei Teschi, scoperta solamente 5 anni fa dagli archeologi dell'Istituto Nazionale di Antropologia e Storia (INAH) del governo messicano. La Torre fa parte del più complesso Huei Tzompantli, un enorme tempio consacrato al dio del sole, della guerra e dei sacrifici umani secondo la tradizione azteca: Huitzilopochtli.

In questi anni di lavoro, gli archeologi hanno potuto studiare e scoprire passo passo l'antico tempio, ma non erano ancora giunti fino alla sua facciata esterna, nell'estremo orientale. Fino a pochi giorni fa. 

Si tratta di un muro circolare, di 4.7 metri di diametro, ricoperto di teschi umani. Da qui, il sinistro nome Torre dei Teschi. «Il tempio Huei Tzompantli rappresenta una delle scoperte archeologiche più importanti degli ultimi anni nel nostro Paese. Inoltre, testimonia il potere e la grandezza che raggiunse Tenochtitlan», ha commentato la Segretaria alla Cultura del governo messicano, Alejandra Frausto Guerrero, che ha sottolineato l'importanza di «riscattare e recuperare la nostra memoria storica e culturale, grazie agli specialisti dell'Istituto INAH». 

Il team di archeologi INAH, guidato da Raúl Barrera Rodríguez e da Lorena Vázquez Vallín, per conseguire questo grandioso traguardo ha lavorato senza sosta da marzo di quest'anno, quando si è introdotto all'interno del grande edificio templare per analizzare centimetro per centimetro il lungo muro della parte occidentale, oggi sepolto a circa 3 metri e mezzo sottoterra. Cranio dopo cranio, hanno riportato a galla un frammento eccezionale della storia. Quanto emerso dai lavori, spiegano, dimostra che dopo la caduta della capitale Tenochtitlan per mano degli spagnoli, aiutati da alleati indigeni, gli invasori distrussero buona parte dell'ultimo tratto del tempio. 

Grazie alle tecnologie moderne, la datazione del muro è stata rapida e abbastanza precisa: risale all'epoca di Ahuízotl, sovrano della città tra il 1486 e il 1502. Di lì a poco, nel 1521, Tenochtitlan venne rasa al suolo dai conquistadores spagnoli di Hernán Cortés e sulle sue macerie fu costruita Città del Messico. Ma non tutto, fortunatamente, è andato perduto. Ancora oggi, ricordi di quel passato antico riaffiorano dalla terra. I 119 teschi della sezione orientale della Torre vanno infatti ad aggiungersi ai 484 già scoperti negli ultimi anni, comprendenti quelli di uomini, donne e perfino bambini. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, il tempio Huei Tzompantli era un edificio consacrato alla vita, non alla morte. Secondo la credenza, spiega l'archeologo Raúl Barrera Rodríguez, «il sacrificio rituale era un compromesso quotidiano che si stabiliva fra gli esseri umani e i loro dèi, per assicurare la continuità della vita stessa». Una visione condivisa non solo dal popolo azteco, ma da diverse civiltà del Centro America. Che fossero cittadini aztechi o prigionieri di guerra, sugli altari del tempio diventavano tutti offerte alle divinità, affinché queste permettessero alla Natura di rinnovarsi e all'esistenza nell'universo di non soccombere. Sotto un certo punto di vista, è davvero così, perché a distanza di cinque secoli, i morti di Tenochtitlan ancora parlano ai vivi, attraverso lo straordinario racconto della Storia

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