Il rapporto
«Il Rapporto Hite» incoraggiò le donne a prendere il controllo della loro vita sessuale e fu deriso come «Hate Report» (rapporto odio) da «Playboy». Ma per tutte le donne che fino ad allora avevano finto l'orgasmo fu una rivoluzione. Arrivando all'apice della «Seconda Ondata» del femminismo Usa, il «Rapporto» segnò una svolta rispetto alla rivoluzione sessuale degli anni Sessanta che aveva dato alle donne licenza di andare a letto con altrettanti partner degli uomini, ma non aveva cambiato la dinamica maschile dominante in camera da letto. «Molte donne interrogate dalla Hite pensavano che la rivoluzione sessuale era un mito, che le lasciava libere di dire si, ma non di dire no», scrisse all'epoca Erica Jong, l'autrice di «Paura di Volare», recensendo il saggio sul «New York Times»: «Pensavano che il doppio standard era ancora vivo, che la quantità del sesso era aumentata, ma non la qualità».La Hite era arrivata al femminismo per vie traverse. Studentessa a Columbia, per pagarsi da vivere aveva posato nuda per una pubblicità Olivetti. Era rimasta poi orripilata dalla didascalia apposta a corredo dello spot: «Questa macchina da scrivere è così intelligente che lei non deve esserlo». Shere si era così unita a un gruppo di donne che picchettavano per protesta l'ufficio Olivetti di New York: primo atto di una militanza che l'avrebbe portata lontana. L'atto clamoroso di lasciare gli Usa rinunciando al passaporto risale al 1995: «Dopo decenni di attacchi al mio lavoro sulla sessualità femminile - aveva spiegato - non mi sento più libera a proseguire il mio lavoro nel paese dove sono nata».