Siria, i turchi pronti a entrare ad Afrin. Strage di civili

Siria, i turchi pronti a entrare ad Afrin. Strage di civili
Sabato 17 Marzo 2018, 17:58 - Ultimo agg. 5 Gennaio, 17:23
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Le truppe turche e i gruppi ribelli siriani alleati entreranno a Afrin, città dell'omonimo distretto curdo nel nordovest della Siria, «da un momento all'altro». Lo ha dichiarato il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, citato dal sito del quotidiano Yeni Safak.

«Stiamo per entrare ad Afrin e potremmo annunciare la buona notizia da un momento all'altro», ha detto Erdogan, intervenendo al sesto congresso dell'Akp, il partito di cui è leader, nella provincia sudorientale di Mardin. La Turchia e i gruppi siriani alleati hanno lanciato il 20 gennaio scorso l'operazione Ramo d'ulivo nel distretto di Afrin. L'obiettivo dichiarato della campagna militare è eliminare la minaccia posta dal sedicente Stato Islamico (Is) e dai miliziani curdi delle Unità di protezione del popolo (Ypg) che Ankara considera un'organizzazione terroristica al pari del Pkk.

Intanto in Siria continua la strage. Ieri un raid aereo turco ha colpito il principale ospedale di Afrin uccidendo almeno 10 persone. Lo riferisce l'Osservatorio siriano per i diritti umani. E oltre cento civili sono stati uccisi sempre ieri nei bombardamenti in Siria, e l'Onu avverte che i combattimenti si stanno riaccendendo praticamente in tutto il Paese. Mentre continua la tragedia della popolazione, ad Astana sono tornati a riunirsi i ministri degli Esteri dei cosiddetti Paesi garanti delle zone di de-escalation decise lo scorso anno, cioè Russia, Iran e Turchia, che hanno espresso un impegno comune per ridurre la violenza e garantire l'integrità territoriale del Paese. Per l'inviato speciale dell'Onu, Staffan de Mistura, che ha parlato in videoconferenza con il Consiglio di Sicurezza, ormai «non c'è alcun cessate il fuoco di cui si possa parlare».

Secondo l'Osservatorio nazionale per i diritti umani (Ondus), almeno altre 72 persone sono state uccise in raid compiuti su due città della Ghuta orientale, Kafar Batna e Saqba, dalle forze siriane e russe. Ma da Mosca il ministero della Difesa ha definito una 'fake news' la partecipazione dei jet russi ai raid. L'Ondus fornisce anche un bilancio di altri 27 civili uccisi dai bombardamenti nell'enclave curda di Afrin, nel nord-ovest del Paese, dove dal 20 gennaio è in corso un'offensiva delle forze speciali turche e di milizie ribelli loro alleate contro le forze curde dell'Ypg.

Una portavoce delle Nazioni Unite ha lanciato un allarme per le condizioni della popolazione nella città di Afrin - capoluogo dell'omonima regione - dove scarseggiano i generi di prima necessità, e ha accusato i miliziani curdi di impedire ai civili di andarsene. Aerei turchi, intanto, hanno lanciato stamane volantini su Afrin invitando le milizie Ypg ad arrendersi. Erdogan ha affermato che ormai i tre quarti dell'enclave sono stati strappati ai combattenti curdi.

Nella Ghuta orientale, secondo de Mistura, la popolazione continua a vivere in quello che il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres ha definito qualche giorno fa un «inferno sulla terra». Proprio Guterres si è detto oggi «profondamente preoccupato», invitando il Consiglio di Sicurezza ad «adottare misure concrete per porre fine urgentemente a questa tragedia», dopo la mancata applicazione di una risoluzione che il 24 febbraio scorso aveva chiesto una tregua di almeno 30 giorni.

I bombardamenti e i combattimenti che proseguono nella Ghuta contrastano con le assicurazioni date ieri dal ministro degli Esteri di Mosca, Serghei Lavrov, secondo le quali le forze siriane e russe avrebbero esteso un presunto cessate il fuoco per il tempo necessario a fare uscire dalla Ghuta i civili che lo vorranno. In realtà la situazione appare calma solo a Duma, la principale città dell'enclave, nel nord, mentre gli scontri proseguono a sud, dove oggi l'esercito ha detto di avere conquistato la cittadina di Jisrin.

L'ambasciatore siriano presso le Nazioni Unite, Bashar al Jaafari, ha detto che sono 40.000 i civili che solo ieri hanno potuto essere evacuati dalla Ghuta grazie a un corridoio umanitario aperto dalle forze governative, e ha affermato che i civili nell'enclave sono usati come «scudi umani dai terroristi». Da Astana, infine, Lavrov ha messo in guardia gli Usa dal compiere attacchi contro Damasco sulla base di «pretesti». Un riferimento evidente alle accuse degli insorti e di attivisti alle forze governative di usare armi chimiche. 

 
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