«Il "botto" di Starship non è un fallimento, Marte si avvicina»

Parla Vittori, generale dell'Aeronautica e astronauta

Starship
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di Dario Sautto
Sabato 22 Aprile 2023, 08:27 - Ultimo agg. 16:49
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«La Starship di Elon Musk è un fallimento annunciato. Ma un fallimento che servirà a costruire il prossimo passo, quello che sarà un nuovo successo. È questo l'approccio di Elon Musk, che non ha paura di vedere queste spettacolari esplosioni e non ha l'ansia dell'insuccesso. Per lui è solo la motivazione per costruire il futuro, per compiere il prossimo passo nello sviluppo delle tecnologie. E l'Italia può avere un ruolo importante, se collabora con lui».

Ne è convinto Roberto Vittori, generale dell'Aeronautica, pilota e astronauta italiano che per tre volte è stato nello spazio nel 2002 e 2005 pilotando Soyuz, nel 2011 a bordo di uno shuttle e che ieri mattina ha incontrato gli studenti di quindici scuole della Campania al Liceo Scientifico «Severi» di Castellammare di Stabia nell'ambito dell'evento «Viva lo spazio». Prima di trascorrere la mattinata con i giovani, ha spiegato un po' il suo punto di vista sul settore aerospazio italiano, facendo un passo indietro ai suoi trascorsi all'Accademia dell'Aeronautica di Pozzuoli dove ha mosso i primi passi verso il brevetto da pilota militare conseguito negli Stati Uniti che gli ha spianato la strada nel 1998 per diventare astronauta, arrivando al lancio di Starship, annunciato da Space-X , poi rimandato, infine concluso con una clamorosa esplosione in volo di due giorni fa.

Quello di Starship è stato un fallimento annunciato?
«Sì.

Ma con un fallimento dietro l'altro Elon Musk sa che riesce a capire i limiti della tecnologia, i limiti del nostro orizzonte tecnologico e riesce ad andare oltre, verso il progresso, dimostrando la validità di quelle stesse tecnologie innovative che sta sviluppando. Lui sta cambiando i paradigmi di questo settore, lo sta stravolgendo e nel settore dei lanciatori è ormai vent'anni avanti a tutti gli altri nella creazione di una vera e propria autostrada verso lo spazio, che aprirà le porte per arrivare a sfruttare risorse extra atmosferiche, al suolo lunare e poi verso Marte».

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L'Italia può competere con Musk?
«Da sempre lo spazio è un mix di competizione e collaborazione tra nazioni. In questo momento è impossibile inseguire Elon Musk. Ecco, più che competere, bisognerebbe collaborare con lui. Bisognerebbe salire a bordo, cercare di capire quale possa essere il nostro ruolo nello sviluppo delle tecnologie proposte da Space-X. Non credo, ad esempio, che sia opportuno oggi cimentarsi nel settore dei lanciatori, perché siamo molto indietro, di almeno vent'anni. Ma dobbiamo essere più presenti nella "new space economy", che significa efficienza e competitività».

Da cosa dovrebbe ripartire il settore aerospazio italiano?
«Lo spazio è il futuro nostro e delle nuove generazioni. È ovvio che l'Italia deve essere presente e protagonista. Ma può farlo solo partendo dalle scuole e dalle università, quindi dai giovani. Bisogna puntare sulle startup innovative e sugli spinoff universitari, sulla creatività che caratterizza gli italiani anche in questo settore».

Realtà come Space-X guardano all'Italia?
«Se oggi si va a Boca Chica, il quartier generale di Elon Musk, gli italiani sono presenti, ma l'Italia è assente. Lui e gli altri protagonisti della "new space economy" americana guardano con attenzione al mercato europeo e all'Italia in particolare, sono aperti alla collaborazione e alla cooperazione. Il vero problema è creare una sinergia tra mondi che oggi sembrano diversi. Su questo dobbiamo lavorare».

Collaborazione e cooperazione che proseguono anche sulla Stazione Spaziale internazionale, nonostante i venti di guerra.
«La ISS è l'esempio di quella collaborazione e di come lo spazio abbia la capacità di unire nazioni che oggi altrove sono rivali. In effetti è nata con questo intento, fortemente voluta dal Congresso americano per rompere le barriere con l'ex Unione Sovietica e aprirsi all'Europa, unendo tecnologie, culture e motivazioni differenti in un'unica interfaccia elettromeccanica. Tra alti e bassi, la Stazione Spaziale deve continuare a portare questo messaggio di unione».

Oggi lei lavora con università e scuole, tra divulgazione e formazione. Cosa si sente di dire ai giovani?
«Ai ragazzi, ai ricercatori, suggerisco di cimentarsi in prima persona nello sviluppo di idee innovative e nella creazione del futuro. Oggi il settore dell'aerospazio offre infinite possibilità che vanno sfruttate e non bisogna cercare soltanto un posto di lavoro».

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