Stonehenge non era un calendario astronomico, studio italo-spagnolo fornisce una nuova interpretazione sul sito archeologico

La conformazione sarebbe legata alla connessione tra vita ultraterrena e solstizio d'inverno

Il sito di Stonehenge
Il sito di Stonehenge
di Mariagiovanna Capone
Sabato 25 Marzo 2023, 19:19
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Stonehenge continua ad attirare l’attenzione di studiosi e ricercatori a più di quattro millenni dalla sua costruzione. Giulio Magli del Politecnico di Milano e Juan Antonio Belmonte dell’Instituto de Astrofísica de Canarias e Universidad de La Laguna di Tenerife hanno pubblicato su Antiquity, autorevole rivista di Archeologia, lo studio «Archaeoastronomy and the alleged ‘Stonehenge calendar’» che aiuta a capire la funzione originaria del monumento: la teoria per la quale la funzione di Stonehenge sarebbe stata quella di calendario solare è infatti errata. La sua conformazione mostrerebbe invece un interesse simbolico dei costruttori per il ciclo solare e sarebbe legata alla connessione tra vita ultraterrena e solstizio d'inverno, presente nelle società neolitiche.

L'archeoastronomia, che spesso utilizza le immagini satellitari per studiare l’orientamento di siti archeologici, ha un ruolo chiave in questa interpretazione, poiché Stonehenge mostra un allineamento astronomico rispetto al sole in connessione sia all'alba del solstizio d'estate, che al tramonto del solstizio d'inverno. Nello studio, Magli e Belmonte confutano la teoria secondo cui il monumento sarebbe stato utilizzato come un gigantesco calendario basato su 365 giorni all'anno, suddivisi in 12 mesi, con l’inserimento di un anno bisestile ogni quattro, un calendario identico a quello Alessandrino, introdotto più di due millenni dopo, alla fine del I secolo a.C., come combinazione del Calendario Giuliano e del Calendario Egizio. Gli autori mostrano che questa teoria si basa su una serie di interpretazioni forzate delle connessioni astronomiche del monumento, oltre che su discutibili numerologie e analogie non supportate.

Magli e Belmonte analizzano in primo luogo l’elemento astronomico: mostrano che il lento movimento del sole all'orizzonte nei giorni prossimi ai solstizi rende impossibile controllare il corretto funzionamento del presunto calendario, poiché il dispositivo, composto da enormi pietre, dovrebbe essere in grado di distinguere posizioni molto precise, meno di 1/10 di grado.

In secondo luogo, la numerologia. Attribuire significati ai “numeri” in un monumento è una procedura sempre rischiosa: per esempio, in questo caso, un “numero chiave” del presunto calendario, 12, non è riconoscibile in nessun elemento di Stonehenge. Infine, i modelli culturali. Una prima elaborazione del calendario di 365 giorni più 1 è documentata in Egitto solo due millenni dopo Stonehenge (ed è entrata in uso secoli dopo). Un trasferimento e un'elaborazione di nozioni con l'Egitto avvenuto intorno al 2600 a.C. non ha basi archeologiche. «Tutto sommato, il presunto calendario solare neolitico di Stonehenge si è dimostrato un costrutto puramente moderno, le cui basi archeoastronomiche e calendariali sono scarse», dicono i due studiosi. «Il monumento torna al suo ruolo di testimone silenzioso del paesaggio sacro dei suoi costruttori, ruolo che non toglie nulla al suo straordinario fascino».

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