Super Bowl, due napoletani sfornano migliaia di pizze per il grande evento

La storia dei fratelli Marra e il loro sorprendente successo negli States

Francesco ed Enzo Marra
Francesco ed Enzo Marra
di Ferdinando Gagliotti
Martedì 14 Febbraio 2023, 23:46 - Ultimo agg. 23:56
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Anche un pezzo di Napoli ha fatto parte del Super Bowl, la partita finale dei playoff del campionato statunitense di football che ogni anno raccoglie circa un centinaio di milioni di telespettatori - che ne fanno l’evento più seguito televisamente parlando del mondo sportivo americano e non solo. L’edizione di quest’anno - la cinquantasettesima -, che ha visto i Kansas City Chiefs battere i Philadelphia Eagles a Phoenix questo lunedì, ha totalizzato un pubblico da 113 milioni di persone, connesse tra tv e streaming. È il miglior risultato dal 2017, che ne fa il terzo più visto programma televisivo di sempre e il più visto di sempre sul web.

La particolarità del Super Bowl è che si tratta di un evento che non si limita alla competizione sportiva tra le due formazioni. Il Super Bowl è una festa a tutto tondo, un vero e proprio spettacolo che arriva al suo picco con l’Halftime Show: il momento in cui - a metà della gara - una o più stelle della musica - quest’anno è toccato a Rihanna - si esibiscono per circa 20 minuti, in cui il terreno di gioco viene trasformato in un pirotecnico palcoscenico pronto per le performance. Lo show coinvolge anche i tanti spettatori sugli spalti, che proprio come fossero a una festa si rimpinzano di cibi e bevande, due elementi inscindibili dalla tradizione sportiva americana.

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E lo sconfinato catering che ha preso parte all’edizione di quest’anno parlava anche italiano. Anzi, napoletano. «Non è certo una coincidenza che siamo arrivati a lanciare la vera pizza napoletana al Super Bowl, evento sportivo più importante al mondo»: chi parla al Mattino è Francesco Marra, imprenditore della pizza di origini partenopee che, assieme al fratello Enzo, ha fatto fortuna negli States grazie proprio alla specialità della cucina campana. Presenti a Phoenix, si sono ritrovati a sfornare la bellezza di cinquemila pizze per gli astanti.

«La nostra storia inizia 27 anni fa - racconta Francesco -, quando la nostra famiglia è emigrata da Santa Lucia nella capitale Washington DC.

Tutto per amore: nostra madre, Pina Dubbio, si è sposata con un italo-americano e ha scelto la terra delle opportunità, dove si può ottenere tutto ciò che si pensa, indipendentemente da chi si è e da dove si proviene. Con tanti sacrifici siamo riusciti a trasformare l’America nella nostra casa».

Oggi, i Marra rappresentano i principali produttori di forni napoletani nel mondo e - oltre, appunto, a Marra Forni - possiedono altre tre aziende: Pizza Univeristy & Culinary Arts (scuola pizzaioli e arte culinarie), Oro Catering (gestori esclusivi della caffetteria e catering dell’ambasciata italiana di Washington DC, il pinnacolo della politica e diplomazia italiana all’estero), e Oro Pizza.

Ma come si arriva a sfornare migliaia di pizze in uno stadio come quello che ha ospitato il Super Bowl? «La preparazione - continua Francesco -, condratta assieme a mio fratello Enzo, è durata mesi. Tutto è inziato con la produzione di due forni tradizionali fatti a mano, con il brand delle due squadre finaliste dalla nostra azienda Marra Forni. Dopodiché abbiamo selezionato sedici pizzaioli esperti e qualificati, tra cui i master pizzaioli Giulio Adriani e Daniele Gagliotta, i quali hanno lavorato tre giorni per assicurarci che l’impasto fosse leggero, soffice e leggermente croccante al cornicione, ma soprattutto saporito. Per finire, ci siamo concentrati sull’esecuzione delle pizze il giorno dell’evento, per assicuraci che ogni pizza fosse cucinata eccellentemente».

Gli spettatori del Super Bowl avranno certamente apprezzato, così come i tantissimi americani che ogni giorno hanno la fortuna di provare i prodotti campani: «Oggi - prosegue Francesco Marra al Mattino -, la gastronomia regionale italiana più diffusa negli Stati Uniti è quella del nostro territorio, grazie alla sua forte cultura e tradizione. Un grande merito va alla pizza napoletana e soprattutto al Gennaro Lombardo, che nel 1904 registrò la prima pizzeria a New York City per sfamare I poveri immigranti che lavoravano nelle fabbriche. Se non ci fossero stati i napoletani, non sarebbe mai nata la “NY pizza”, una varietà della pizza napoletana. Oggi ci sono circa 26 millioni di immigranti italiani negli Stati Uniti, in maggioranza di origine del Sud Italia. La cucina napoletana, grazie alla sua creatività, spontaneità e alla resilienza del suo popolo, è certamente al top della classifica».

Per i Marra, però, nessun Super Bowl potrà mai sostituire le emozioni di casa: «Se parliamo del lato sportivo, l’ambiente e l’euforia di un evento del genere sono incredibili- Quella di Phoenix è stata un’esperienza bellissima e indimenticabile, ma non lo stesso livello di quando un napoletano si gode la vittoria della squadra del suo amore, contro la Juventus o qualunque avversaria italiana. Speriamo di essere in città tra qualche mese, a gioire tutti insieme per un evento che manca a Napoli da più di 30 anni. Non dico quella parola che inizia con la “S” perché, da buon napoletano, conservo ancora la scaramanzia. Forza Napoli sempre!».

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