Taiwan reagisce alla pandemia da nuovo coronavirus meglio di tutti gli altri paesi del mondo. Per la prima volta in quasi trent'anni la crescita economica della piccola isola, che Pechino considera parte del proprio territorio e non uno stato indipendente, quale di fatto è dal 1949, potrebbe superare anche quella della Cina continentale, stando alle stime delle autorità taiwanesi e a quelle degli economisti. Solo tre anni fa l'ex Formosa non navigava certo in buone acque e i giorni gloriosi da "tigre asiatica" sembravano un caro ricordo: molte delle migliori aziende si erano trasferite in Cina, i salari erano fermi e la popolazione invecchiava sempre di più. Ma nel 2020 Taiwan appare una delle economie più dinamiche del mondo.
Come Pechino, ma seguendo un approccio differente, Taipei è riuscita a contenere tanto la diffusione della Covid-19 quanto i danni all'economia.
Le ragioni di tale successo, spiegano gli economisti, si devono alla capacità di Taipei di evitare un calo importante del PIL nei primi mesi dell'anno, quando il coronavirus ha assestato il colpo più duro in Asia, alla spinta data dagli investimenti interni, in particolare nel settore dei semiconduttori, e alla forza delle esportazioni di prodotti elettronici, la cui domanda è aumentata nel 2020 a causa della pandemia. Taiwan, inoltre, sembra aver beneficiato del bando imposto da Washington alle esportazioni di beni considerati strategici verso la Cina, registrando nei primi 11 mesi del 2020 un aumento dell'11% delle proprie esportazioni verso la Repubblica Popolare. Un dato che secondo Charles Wu, docente alla National Chengchi University citato dal giornale Scmp, indica la dipendenza di Taiwan dall'economia cinese. Una dipendenza che, a giudizio dell’economista, potrebbe rivelarsi un'arma a doppio taglio considerati i problemi diplomatici tra Taipei e Pechino.