Giuliana, cooperante napoletana a Gaziantep: «Sono salva ma il centro della città è distrutto»

Laureata in Mediazione linguistica, in Turchia per un progetto Erasmus

Giuliana, cooperante napoletana a Gaziantep: «Sono salva ma il centro della città è distrutto»
di Emiliano Caliendo
Mercoledì 8 Febbraio 2023, 16:44 - Ultimo agg. 26 Marzo, 23:05
6 Minuti di Lettura

La napoletana Giuliana Ciucci, 29 anni, laureata in Mediazione Linguistica, si trova a GaziantepGaziantepper un progetto Erasmus di cooperazione internazionale con un’associazione locale. Ed era sempre lì la notte tra domenica e lunedì, quando un terremoto di 7.8 di magnitudo, con epicentro proprio nell'omonima provincia, ha devastato l’intera Turchia sud-orientale e il nord della Siria, provocando migliaia di morti. Da anni attiva nel mondo volontariato e nei progetti di assistenza a rifugiati e migranti, Giuliana, nipote di Marcello Ciucci, responsabile della Fondazione Progetto Arca per la città di Napoli e di Marika Cafiero, dell’associazione Angeli di Strada Villanova, è scossa ma sana e salva: «Fa freddo però sto bene». Spiega che il suo amore per l’Anatolia è nato quest’anno: «Sono venuta in Turchia quest’estate come volontaria di un progetto EST del programma Erasmus+ con un’associazione locale di Gaziantep chiamata Geged (Gaziantep Training and Youth Association ndr), che offre lezioni d’inglese e aiuto alla popolazione siriana e turca di qui».

Giuliana, come mai si trova in Turchia e per la precisione a Gaziantep?

«Ho lavorato con quest’associazione 45 giorni quest’estate, poi siccome mi è piaciuta l’esperienza sono ritornata grazie ad un altro progetto destinato a formare i giovani manager alla guida di Ong. Per questo sono qui. Con me ci sono al momento altri volontari, di cui otto italiani. Loro sono - insieme ad altri volontari di altre nazionalità - in una struttura del centro storico, mentre io sono in una casa in affitto condivisa con il gestore di quest’associazione, in una zona diversa.

Da loro non ci sono acqua e gas, da noi manca solo il gas. Noi ieri non avevamo l’elettricità, mentre oggi (ieri ndr) ce l’abbiamo. La situazione è un po’ così».

Ci racconti i momenti in cui si è accorta di ciò che stava accadendo?

«Noi siamo comunque in città, poco distante dall’epicentro della prima scossa che abbiamo sentito molto forte. Ci ha svegliati la scossa, non il boato, essendosi mosso tutto il letto. Stiamo su un piano terra, quindi per fortuna siamo riusciti ad uscire subito tutti quanti in strada. Il nostro edificio non ha subito danni di grande entità, però, ovviamente, non ci fidiamo molto della sua stabilità. Ieri (il 6 febbraio ndr), quindi, abbiamo passato la notte al parco dove però faceva freddissimo perché qua si arriva anche a -6 gradi. Per questo molta gente ha acceso dei falò per strada. Un signore ci ha prestato una macchina per dormire e stasera non so come faremo».

Adesso dove si trova?

«Siamo in un bar di un parco pubblico dove ci è stato detto che sarebbe arrivata la Mezzaluna Rossa, che non è ancora arrivata. Siamo qui anche per capire come sarà organizzata la distribuzione degli aiuti. Finora non abbiamo usufruito di aiuti statali e non abbiamo capito quanto siano efficienti. Nel centro storico ci sono stati molti danni con il crollo del castello e della moschea. Ci sono arrivate foto dei supermercati con tutti i prodotti a terra. Oggi siamo riusciti a trovarne uno aperto, ieri però non ce n’era nessuno. Non si trova pane da nessuna parte. Hanno dichiarato lo stato di emergenza per tre mesi e ci dicono che arriveranno altre scosse forti, per cui la gente passa la notte in auto o in strada».

Video

Le state sentendo queste scosse di assestamento?

«Ieri (lunedì ndr) per tutta la notte le abbiamo sentite. Ci sono state 12-13 scosse all’ora. Dai 3 ai 4 gradi d’intensità della scala Richter. Stamattina non ne abbiamo sentite, anche per questo abbiamo pensato di rientrare in casa, comunque il governo ci sconsiglia di stare nelle case».

Cosa farà adesso insieme ai suoi colleghi?

«Noi vorremmo restare se possiamo essere utili. Io resterò: conosco questa realtà da un po’ più di tempo, spero quindi di riuscir a far qualcosa. Loro hanno detto che se possono essere impiegati come volontari resteranno, altrimenti non vogliono pesare su questa situazione. Anche se non è ancora chiaro se si può andare via. Le strade sono quasi tutte distrutte e abbiamo ricevuto notizie dall’Ambasciata italiana sul fatto che gli autobus fossero bloccati, con gente da 12 ore ferma in strada. Manca l’acqua e la benzina in molti posti. L’aeroporto era chiuso ieri, oggi hanno aperto dei voli di emergenza per Istanbul. Però, sono già tutti prenotati. Se anche volessero andare, non saprei se riusciranno a farlo».

È in contatto con l’Italia per eventuali aiuti?

«La Fondazione Progetto Arca dovrebbe partire stasera dall’Ucraina con un tir. Poi dovrebbe arrivare sabato anche il presidente dell’associazione. Ci hanno chiesto cosa potesse essere necessario e gli abbiamo risposto sicuramente tende e coperte. Perché considerando che molte persone hanno perso la casa, e altre non sanno se potranno ritornarci, chi non ha l’automobile è molto in difficoltà. Inoltre, non c’è nessun negozio aperto: anche volendo questi oggetti non si possono procurare da noi qui. I posti che ha consigliato la Municipalità di Gaziantep sono tutti al chiuso; comunque sono un po’ pericolosi perché potrebbero esserci affollamenti e le porte sono piccole».

Che situazione ha visto in città?

«Abbiamo girato a piedi per mezz’ora nel tratto che separa il luogo in cui stiamo dal centro storico. E abbiamo visto che quella parte di città è quella con più sofferenze anche a causa di molti edifici mal costruiti, dove in genere ci sono i rifugiati siriani. I quali sono praticamente tutti in strada. Molti stanno cercando di andare via col bus, e stanno bruciando qualsiasi cosa – anche di plastica - per riscaldarsi, causando parecchio inquinamento. Lì, la situazione è sicuramente peggiore. Nella zona dove mi trovo, che è più residenziale, c’è questo parco pubblico molto grande dove la gente ha trovato momentaneamente rifugio non essendoci edifici intorno. Qui, tra l’altro, non è crollato nessun edificio: sono stati danneggiati solo i supermercati, i pali della luce sono incrinati e alcuni palazzi hanno crepe, ma nessun crollo al momento. La situazione peggiore è in un’altra città, non molto lontana, a Kahramanmaraş, dove non è rimasto in piedi quasi niente e dove c’è stato l’epicentro della seconda scossa».

Dai dintorni di Gaziantep che notizie arrivano?

«Il mio coinquilino è originario di un villaggio, Islahiye, vicino a Gaziantep, di 60mila persone. Ora metà della città non è raggiungibile. Le strade si sono capovolte, le case sono crollate interamente e purtroppo ha perso anche alcuni parenti».

Ha sentito qualcuno dall’Italia?

«Ho immediatamente sentito i miei genitori. Sono stata poi aggiunta ad un gruppo WhatsApp di italiani a Gaziantep, dove all’interno è presente anche un numero di cellulare dell’Ambasciata italiana ad Ankara. Una delle persone del gruppo lavora in una Ong, e ci ha detto che sta dormendo in macchina nel parcheggio della scuola delle figlie. Va detto che Gaziantep vive una situazione di sovrappopolamento per la questione della migrazione siriana, quindi, siamo un po’ preoccupati perché non abbiamo visto molti soccorsi. È complicato anche solo arrivare in città e controllare quali strutture sono agibili e quali non. Semplicemente la situazione, in questo momento, è sicuramente al di sopra delle loro possibilità».

© RIPRODUZIONE RISERVATA