Thailandia, quattro ragazzi già portati fuori dalla grotta

Thailandia, quattro ragazzi già portati fuori dalla grotta
Domenica 8 Luglio 2018, 06:56 - Ultimo agg. 9 Luglio, 09:40
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Il primo a uscire dal ventre della montagna è Mongkhol Boonmpiam, 14 anni, appassionato dei Simpson e di ciclismo, quello che dalla grotta alla madre aveva scritto alla mamma «mi manchi, io qui tutto ok, per piacere dì alla professoressa che le voglio bene». Sono le 17.40 della Thailandia dove in molti sono davanti alla tv o agli schermi dello smartphone in ansia e attesa. Alle 10 del mattino (le 5 in Italia), vale a dire appena sette ore e quaranta prima, era cominciata la missione di recupero condotta da diciotto sub (13 stranieri, anzi farang come direbbero i thailandesi, e cinque della Marina locale). Dopo altre due ore saranno in totale 4 i ragazzi portati in salvo con una missione senza precedenti.

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APPLAUSI
Eppure, le previsioni dicevano: se tutto andrà bene, serviranno almeno 11 ore. «Siamo andati molto più rapidamente di quanto pensavamo», riassume in una conferenza stampa il governatore di Chiang Rai, Narongsak Osanakorn, quando al termine di una giornata drammatica ma dall'esito felice, incontra giornalisti di tutto il mondo. Anche inviati esperti non riescono a trattenere commozione e applausi all'annuncio: «I primi quattro ragazzi sono stati portati in salvo». Nella grotta, con il livello dell'ossigeno che diminuisce pericolosamente e la pioggia intensa, restano in nove, otto giovani calciatori dei Cinghiali e il loro allenatore. Le previsioni del tempo sono drammatiche. La pioggia monsonica non accenna a fermarsi. Ci sono due o tre giorni ancora in cui si può tornare nelle grotte di Tham Luang, poi le pompe che lavorano a pieno regime non riusciranno ad abbassare il livello dell'acqua. Per questo la squadra di sub che ieri ha salvato i primi quattro ragazzi, vuole riportare fuori gli altri oggi, e dunque la missione riprenderà già all'alba di oggi (ora italiana) se si farà in tempo a riposizionare le scorte di ossigeno.
 


I 12 ragazzi intrappolati saranno divisi in un primo gruppo di quattro persone, seguiti da tre gruppi di tre. Poi verranno portati fuori comunque uno alla volta.



OSPEDALE ED ELICOTTERI
Cosa si sa dei quattro giovani calciatori che dopo sedici giorni sono finalmente usciti dalla grotta in cui erano imprigionati dal 23 giugno? Sono in isolamento perché i medici vogliono essere certi che non abbiano contratto infezioni; uno dei quattro viene giudicato più grave, in codice rosso, ma non in pericolo di vita. Sono stati tutti trasportati all'ospedale di Chiang Rai (circa 60 chilometri da Mae Sai), in elicottero e in ambulanza. La lista ufficiale dei nomi non è stata diffusa. 
 

Ufficiosamente però si parla di Mongkhol detto Mick («ho appena udito il suo nome, sono molto felice» ha commentato in lacrime la madre in attesa nel campo base), e di Peerapat Sompiangjai, 16 anni, centrocampista, soprannominato Night. Sono fuori anche Prajak Sutham, 14 anni, portiere, soprannominato Note, e Nattawut Takamsai, 14, nickname Tle. Il piano buddy dive scatta quando in Thailandia sono le dieci del mattino. Non si può più aspettare. 
 
 

Tredici sub volontari, i più bravi al mondo in questa specialità, con l'aiuto di cinque professionisti dei Thai Navy Seals sanno che devono accompagnare i ragazzi che indosseranno una maschera speciale per respirare. Ci sono passaggi stretti 40 centimetri nei 2,8 chilometri che portano all'uscita, in cui i sub devono liberarsi delle bombole: in due accompagnano un unico ragazzo. Alle 17.10 i primi due raggiungono finalmente la camera tre, sempre all'interno della grotta, ma in un'area ormai sicura. Alle 17.20 esce il primo dei quattro ragazzi, alle 19.50 l'ultimo. L'entusiasmo si diffonde nella tendopoli e in tutta la Thailandia, ma ci sono televisioni di tutto il mondo che stanno rilanciando le immagini di questa impresa.

LA SCELTA DEL DOTTOR HARRIS
Come sono stati scelti i primi quattro? Ai ragazzi era stato insegnato come muoversi sott'acqua, nessuno aveva esperienza di immersioni: le pompe hanno aumentato il tragitto all'asciutto, ma vi è una parte del percorso in cui bisogna immergersi. Il compito di scegliere con chi cominciare viene assegnato a un medico australiano: si chiama Richard Harris, anestesista di Adelaide, tra i più preparati a livello mondiali come sub, e ha indicato, in base alle condizioni di salute, chi dovesse essere portato fuori per primo. In linea di massima si è scelto di privilegiare coloro che erano in condizioni di salute più critiche. Si è trattato di una missione «tra le più difficili mai tentate nella storia», con un piano molto dettagliato, la cui efficacia però poteva essere testata solo nell'applicazione pratica.
Secondo alcune fonti i ragazzi erano stati anche sedati per evitare il panico, ma erano comunque in grado di comunicare con i sub che li accompagnavano, legati a una fune. I sommozzatori portavano una bombola di ossigeno per ogni ragazzo, ma la prima difficoltà c'è all'inizio del viaggio: dalla piccola spiaggia nella grotta c'è un primo cunicolo in discesa e completamente allagato, in cui bisognava nuotare. Poi, si risale, verso un passaggio molto stretto in cui la corporatura esile dei ragazzi ha aiutato. L'ultima parte verso la base all'asciutto. Mongkhol, Peerapat, Prajack e Nattawut sono arrivati salvi all'entrata della grotta: non è un miracolo, ma il risultato di una missione ben organizzata, con il contributo e il coraggio di specialisti di tutto il mondo. Oggi sarà un'altra giornata complicata, con la minaccia di piogge e inondazioni incombente, ma ieri sera i Thai Navy Seal hanno potuto scrivere: «Andiamo a dormire più sereni».

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