Effetto Brexit: Thomas Cook in bancarotta, è caos vacanze e 600mila turisti bloccati all'estero

Thomas Cook in bancarotta, vacanze caos: 600mila turisti rimangono bloccati all'estero
Thomas Cook in bancarotta, vacanze caos: 600mila turisti rimangono bloccati all'estero
Lunedì 23 Settembre 2019, 10:14 - Ultimo agg. 24 Settembre, 07:00
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Niente accordo con i creditori, Thomas Cook, lo storico tour operator britannico con 178 anni di storia alle spalle, ha chiesto la liquidazione giudiziaria: e la svolta, con la richiesta di bancarotta, mette ora a rischio 22mila posti di lavoro a livello globale di cui 9mila in Gran Bretagna. I disagi sono stati subito tangibili: tantissimi i turisti britannici in vacanza bloccati all'estero, con numeri che superano le centinaia di migliaia.

Il governo britannico e la Civil Aviation Authority (Caa) si sono attivati per un ponte aereo per rimpatriarli tutti: in totale ci sarebbero circa 600mila clienti del tour operator, di cui 150mila britannici, inclusi 16mila il cui rientro era previsto per oggi. Il ministro dei Trasporti, Grant Shapps, ha detto che sono pronti 45 aerei charter per sostituire la flotta Thomas Cook e la Caa prevede per stasera il rimpatrio d'almeno 14.000 persone. Ad annunciare la richiesta di bancarotta, una nota della stessa società, che sottolineava che «sono cancellati tutti i futuri voli e le future vacanze».



Nonostante le trattative serrate, Thomas Cook non è riuscita a raggiungere un accordo con i creditori e questo ha innescato la richiesta di bancarotta.
Il premier Boris Johnson ha subito assicurato che il governo si sarebbe occupato del rimpatrio dei turisti, ma aggiungendo che 
un salvataggio da parte dello stato alla Thomas Cook costituirebbe un «rischio» perché altre aziende potrebbero aspettarsi lo stesso trattamento in futuro. Secondo il premier, «bisogna studiare in che modo gli operatori turistici in modo o nell'altro possano proteggersi da simili casi di bancarotta in futuro».



Dal canto suo il gruppo cinese Fosun, che controlla Thomas Cook, si è detto deluso della decisione di procedere alla liquidazione dopo aver proposto un piano da 1,1 miliardi di sterline che prevedeva, fra l'altro, la conversione del debito da 2 miliardi in azioni e il passaggio del controllo delle linea area ai creditori. Un progetto che non si è concretizzato per i timori che la situazione fosse oramai compromessa presso la clientela che ha cancellato in massa le prenotazioni già effettuate. 
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