Tifosi della Lazio da Varsavia: «ingannanti
dalla Polizia, rastrellati per tutta la città»

Tifosi della Lazio da Varsavia: «ingannanti dalla Polizia, rastrellati per tutta la città»
di Alberto Abbate
Venerdì 29 Novembre 2013, 15:14 - Ultimo agg. 16:29
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Odio e razzismo si scatenano sul web, forum e social network. La rabbia di molti laziali incontenibile.dopo gli arresti preventivi della polizia polacca ieri a Varsavia.

Ore convulse, notizie contrastanti, immagini agghiaccianti: “Ho vissuto in Polonia 4 mesi per lavoro. Le forze dell'ordine polacche sono cattive”. Le radio laziali raccolgono testimonianze da brividi: c'è chi parla di rastrellamenti veri e propri, chi addirittura dice d'essere stato prelevato dentro i taxi e gli alberghi dagli agenti. “Qualsiasi assembramento formato da più di 5 persone veniva preso e portato in caserma. C'erano posti di blocco ovunque, ragazze strattonate”, racconta Lorenzo. Arrivano messaggi di genitori in ansia e lettere di denuncia al nostro giornale da Varsavia: "La polizia ha ingannato i tifosi, portandoli in delle stradine, con la scusa di un corteo verso lo stadio, e ha picchiato chiunque indistintamente. Altro che delinquenti, siamo stati trattati peggio dei terroristi”. Eppure la polizia polacca mette subito online le riprese della guerriglia: “Ci sono caschi bianchi, è un video senza data, una messinscena”, commentano alcuni netters su Forumlazioultras, in contatto telefonico con amici. “Sono stati fermati senza motivo – giura Simon – e pare che alcuni saranno rilasciati grazie a una colletta fatta dai tifosi del Legia”.



TRENTACINQUE LE POSIZIONI PIU' GRAVI

La Farnesina è tempestata di chiamate di protesta, l'ambasciata italiana – con Riccardo Guariglia in prima linea – sta continuando a monitorare da vicino, anche nei commissariati, la situazione: c'è tutta la lista delle persone coinvolte. ”Centoquarantanove ancora in caserma”, informa la polizia locale. Alcuni verranno liberati pian piano, trentacinque hanno una posizione più grave: rischiano il processo penale per “lesioni aggravate” e di non muoversi dal carcere per i prossimi tre giorni. "I polacchi ci hanno detto che cercheranno di celebrare tutti i processi per i reati più gravi tra oggi e domani. Per i più semplici, invece, non si passera' per il procuratore, ma ci sarà un rito abbreviato, come previsto dall'ordinamento polacco, e questo dovrebbe riguardare circa un'ottantina delle persone fermate", spiega l'ambasciatore Guariglia. E aggiunge: “Ci sono 147 tifosi fermati con diversi capi d'accusa. Ci hanno dipinto tre tipologie: danneggiamento di mezzi e danni alle cose, volto coperto dal passamontagna (vietato in Polonia, ndr), aggressione alle forze di polizia. Le autorità locali stanno raccogliendo le prove".



LEGITTIMA DIFESA POLACCA?

Figuraccia all'italiana o reazione spropositata polacca? Forse la verità sta nel mezzo. Ma a Roma si scatena un patriottismo quasi oltranzista: “Come al solito quando vengono qui i tifosi stranieri, la polizia italiana gli permette tutto, abbassando la testa, all'andata i tifosi polacchi fecero il loro comodo, scavalcando l'Altare della Patria, senza che gli agenti italiani alzassero un dito. La polizia polacca ha usato invece la forza”, sottolinea Gabrieleir. Legittima difesa, assicurano a Varsavia: “Contro pietre, pali e cassonetti. Siamo stati attaccati da teppisti con passamontagna e siamo entrati in azione, arrestando un totale di 149 persone (la maggior parte italiani). Molti ubriachi e con oggetti pericolosi, tra cui coltelli e tirapugni. Nessun ferito, ma distrutta un'auto della polizia”. Ci sono però anche centinaia di testimonianze d'intere famiglie tenute fuori dal Pepsi Arena al freddo e al gelo: "Volevo fare due denunce molto importanti – la chiamata di un tifoso a Lazio Style - e spero che la Lazio si prenda carico di questo. Siamo stati 4 ore sotto la pioggia, bambini, donne, anziani. Sono uscito dallo stadio a mezzanotte. C'era una caccia all'uomo per la città”. Perquisizioni non proprio gentili per tutti: test dell'alcool all'ingresso dello stadio, sequestrate tutte le macchine fotografiche.



STANGATA UEFA IN ARRIVO

La Uefa monitora e prepara la stangata: c'erano delegati ieri dentro il settore ospiti a riprendere ogni scena. “Non posso escludere le sanzioni, ma la squalifica dello stadio non dovrebbe esserci, non si è trattato né di cori razzisti, né discriminatori, solo episodi di stupida violenza. Loro esamineranno il comportamento dei tifosi – spiega l'avvocato biancoceleste, Gentile – e noi in più abbiamo anche questo handicap della recidiva in quanto portatori di intolleranza”. Tolleranza zero, poco importa che il tutto si sia verificato fuori dal perimetro dello stadio. Non ci stanno i tifosi biancocelesti: “Dobbiamo scendere in piazza in massa. Siamo o no un popolo? Unito. Ci vorrebbe (da subito) una bella mobilitazione sotto l'ambasciata polacca a Roma e lunedi sit-in alla Farnesina prima di Lazio-Napoli. Questa barbarie non deve passare inosservata”, l'appello di alcuni laziali sui forum. Placati dalla società “Noi ringraziamo l’ambasciata italiana che ha cercato in tutti i modi di aiutare quella gente che non ha fatto nulla – assicura il ds Tare – ma che era a Varsavia solo per vedere una partita di calcio. Qualcosa è successo, ma non c’è stata nessuna violenza, nulla di particolare. Anche dopo la partita i nostri tifosi hanno chiesto di essere scortati dalla polizia fuori dallo stadio, non sono stati accontentati e noi abbiamo organizzato un servizio di 50-60 taxi per loro”.



UN ULTRA' IN POLONIA

Sul web gira anche la “lettera denuncia” di un ultrà (Ts-Wisla) di Cracovia, solidale coi laziali: “In Polonia da qualche anno, c'è una vera guerra tra politici, media e la polizia contro gli ultras. Specialmente dopo l'11 novembre, quando la polizia è stata accusata di non essere stata all'altezza di mantenere l'ordine, quando gli ultras avevano attaccato i comunisti di Antifa e tentato di dar fuoco all'ambasciata russa. Quello che è successo ai laziali, avviene quasi tutte le settimane intorno gli stadi in Polonia. Ci sparano con pallottole di gomma, picchiano senza guardare donne e bambini, chiudono gli stadi, vietano le trasferte, ci sono migliaia di feriti ogni anno”. Insomma, la violenza in Polonia non è solo storia di ieri.
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