Trump infiamma il summit Nato: «Germania prigioniera della Russia». Poi vede la Merkel e spiazza tutti

Trump infiamma il summit Nato: «Germania prigioniera della Russia». Poi vede la Merkel e spiazza tutti
di Luca Marfé
Mercoledì 11 Luglio 2018, 17:52 - Ultimo agg. 22:53
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NEW YORK - «La Germania? Prigioniera della Russia». Comincia così il vertice annuale Nato in quel di Bruxelles. Le parole di fuoco, neanche a dirlo, sono di Donald Trump.

Prima ancora dello start, il tycoon si scrolla subito di dosso ombre e dubbi e la diplomazia salta già: il problema con Mosca c’è, ma non è di certo Washington, bensì Berlino.

Alla vigilia del summit di Helsinki e dell’attesissimo incontro con Vladimir Putin, dunque, il presidente americano sposta con un colpo di mano (e di genio) il baricentro delle attenzioni mediatiche dalla sua Casa Bianca a un’Europa, e in particolare a una Germania, sempre più distante dalle simpatie e dalle priorità a stelle e strisce.

I modi sono puntualmente sbagliati. La sostanza, però, di fatto c’è.
 

«Dipendono dalla Russia per le forniture di gas naturale, pagano loro milioni di dollari e alla fine noi dovremmo pure difenderli. Tutto molto inappropriato».

Difficile dargli torto.

Soprattutto se, scavando ancor più nel dettaglio della questione firmata Merkel e compagnia, ci si ritrova a fare i conti in tasca a un certo Gerhard Schröder. Cancelliere tedesco dal 1998 al 2005, oggi a tutti gli effetti alla corte di Putin perché stipendiato al vertice di un ente energetico satellite del Cremlino.

Non proprio il biglietto da visita ideale per chi pensa di poter fare la morale agli americani.

Con Trump che, non contento, apre addirittura un secondo fronte, ancora una volta a danno della stessa Germania contro cui punta il dito: quello delle spese militari. Troppo basse e spesso persino disattese dagli alleati.

«Sono dei delinquent».

Un termine forte che in inglese significa sì negligenti o insolventi, ma che, più vicino al senso di una traduzione letterale, potrebbe essere interpretato come «delinquenti», appunto.

Tutto questo, un attimo prima di incontrare la Merkel. Di posare accanto a lei per le foto di rito, di ostentare il solito sorriso plastico di chi, dopo aver scatenato un putiferio mediatico, è pronto per rifugiarsi dietro la facciata di una dialettica più composta.



«Un grande incontro, abbiamo una relazione molto molto buona».

Spiazza tutti a margine della conferenza stampa.

Spiazza soprattutto la cancelliera che, nonostante le bordate che è stata costretta a subire nel corso della mattinata, si ritrova all’angolo del famoso “buon viso a cattivo gioco”.

«Dopo tutto, siamo buoni partner politici e in futuro vorrei continuare a cooperare con gli Stati Uniti». Ha affermato a denti stretti. Per concludere con un auspicio che tuttavia sembra non trovare grossi appigli nella realtà di una relazione evidentemente complicata.

«Oggi abbiamo avuto un colloquio positivo, spero che questi scambi possano essere ampliati».
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