L'ultima crociata di Trump: The Donald dichiara guerra ad Amazon

L'ultima crociata di Trump: The Donald dichiara guerra ad Amazon
di Luca Marfé
Giovedì 29 Marzo 2018, 17:44 - Ultimo agg. 30 Marzo, 12:19
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NEW YORK - Donald Trump contro Jeff Bezos. Il presidente sveglia gli Stati Uniti con uno dei suoi tweet “bomba” ed entra ancora una volta a gamba tesa sul patron di Amazon, uomo più ricco del 2018 secondo Forbes.

«Ho espresso le mie preoccupazioni riguardo ad Amazon molto prima delle elezioni. A differenza degli altri, pagano poche o zero tasse allo stato e ai governi locali, usano il nostro Sistema Postale come se fosse il loro ragazzo delle consegne (causando ingenti perdite per gli Usa), e stanno facendo fallire migliaia e migliaia di commercianti!».



Come di consueto, con tanto di punto esclamativo finale. Una sorta di marchio che rappresenta oramai un po’ la firma di ogni suo cinguettio.

L’accusa è vecchia: Bezos e i suoi hanno fatto breccia nel cuore dell’economia a stelle e strisce attraverso una serie di furbate che gli consentono di raggirare leggi e imposte. La più grande internet company del mondo, infatti, ha sede a Seattle, ma vanta avamposti in mezza Europa ed è accusata di strizzare l’occhio a paradisi fiscali vari (il Lussemburgo su tutti). Di tasse, insomma, in proporzione al suo volume d’affari, ne paga davvero poche. Ed in questo ha ragione Trump.

I toni sono nuovi: il tycoon rilancia e rincara la dose in un momento per lui assai delicato. E così, tra le scintille diplomatiche con la Russia, le polemiche infinite sulle armi e gli scandali sessuali su cui tace, prova a vestirsi da salvatore della patria dichiarando guerra al commercio sleale (Cina, ma anche UE) e, parallelamente, scagliandosi contro il gigante della nuova economia digitale.

Le ragioni sono sempre le stesse: distrarre il pubblico, soprattutto il suo pubblico, dalle grane che lo attanagliano ed infiammarlo con la promessa di un tanto suggestivo quanto impossibile ritorno al passato. Tessendo la trama, cioè, di una narrativa nostalgica che vorrebbe chiudere realtà come Amazon per far sì che riaprano centri commerciali e piccoli negozi.

Il popolo di Trump si aggrappa dunque all’illusione di poter rendere l’«America di nuovo grande». Ma il mondo è cambiato. E Bezos, per quanto possa perdere quota in borsa o per quanto debba adeguarsi alle richieste fiscali dei tanti e tanti Paesi in cui si muove, è l’incarnazione ed al tempo stesso il simbolo di questo cambiamento.


(Jeff Bezos è il fondatore ed amministratore delegato di Amazon.com. Forbes ha stimato il suo patrimonio personale nella cifra record di 105 miliardi di dollari che lo incorona come l’uomo più ricco della storia. È proprietario anche del Washington Post ed è ora nel mirino di Donald Trump. A Wall Street il titolo di Amazon ha perso più di 5 punti percentuali in una sola seduta)
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