Trump sul drone abbattuto: «L’Iran ha commesso un terribile errore»

Trump sul drone abbattuto: «L’Iran ha commesso un terribile errore»
di Luca Marfé
Venerdì 21 Giugno 2019, 06:30 - Ultimo agg. 12:42
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«L’Iran ha commesso un terribile errore».

Il terribile errore è stato abbattere un drone americano da 110 milioni di dollari.
Il virgolettato furioso, invece, è la sintesi estrema ed esasperata firmata da Donald Trump.

Una frase che inizialmente è risuonata come una condanna a morte cui il tycoon, però, ha provato in seconda battuta a dare una sfumatura più moderata, persino rassicurante.

«Personalmente non riesco a credere che l’abbiano fatto di proposito», ha spiegato per l’appunto incredulo, allargando le braccia a favore di telecamera. «Chissà, magari qualche generale che neanche sapeva di cosa diavolo si trattasse, qualcuno di approssimativo e di stupido».





Tra le mura dello Studio Ovale, e nel bel mezzo della visita del premier canadese Justin Trudeau, le domande che riecheggiano sono due.

Che cosa sarebbe successo se a bordo di quel veicolo ci fosse stato un militare statunitense?

«Avrebbe fatto una grossa, grossissima, differenza», sentenzia con aria grave il presidente.

E ancora.

Prima il sabotaggio delle petroliere, poi il rafforzamento del contingente americano: sarà guerra?

«Lo scoprirete presto. Sapete, non sono cose di cui sentirete parlare un granché. Lo scoprirete e basta».

Su eventuali iniziative, in risposta a quello che Teheran ha definito come un avvertimento chiaro contro chiunque pensi di poter violare i confini iraniani, peseranno da una parte i membri del Congresso e dall’altra i consiglieri di Trump.



Nancy Pelosi, che con il presidente non va di certo né d’amore né d’accordo, si è detta convinta del fatto che gli Stati Uniti non si stiano imbarcando in nessuna nuova (dis)avventura mediorientale. Per l’entourage politico-militare, invece, ha parlato The Donald in persona sostenendo che il suo team, in buona sostanza, lo stia invitando alla massima prudenza.

Al di là del dossier nucleare, infatti, l’Iran ha un potenziale bellico che fa spavento. E questo gli americani lo sanno bene.

Non solo.

L’effetto domino che potrebbe scaturire da uno sciagurato intervento è del tutto imprevedibile.

Gli unici a gettare benzina sul fuoco, oltre allo stesso Rouhani e alla sua schiera di fedelissimi, sono gli israeliani che, fomentati da Netanyahu, quasi sperano di cogliere la storica occasione per disfarsi del minaccioso nemico di sempre.

Il premier ha chiamato a raccolta tutte le «nazioni che abbiano a cuore la pace e la sicurezza» mondiale.



Trump ringrazia, medita e frena.

Del resto, nel suo «Make America Great Again», nella sua promessa cioè di “rendere l’America di nuovo grande”, è intrinseca una dichiarazione plateale ed inequivocabile di disimpegno, di «riportare i ragazzi a casa», di non andare di certo ad impiegarne degli altri, specie su un fronte di guerra vera.

Nonostante le provocazioni oramai si accavallino con feroce rapidità e nella peggior forma possibile, insomma, Trump tiene duro.
Nella speranza, in definitiva, di non dover cambiare idea di colpo.

Addirittura, stando a quanto riporta il New York Times, Trump avrebbe prima ordinato e poi annullato l’intervento militare in Iran.

Pare che gli aerei fossero già in volo e che le navi da guerra fossero già in posizione. Tuttavia, almeno al momento, non un solo missile è stato sparato.

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