Trump, vigilia di impeachment: cosa sappiamo (e cosa non sappiamo) del secondo processo

Trump, vigilia di impeachment: cosa sappiamo (e cosa non sappiamo) del secondo processo
di Luca Marfé
Lunedì 8 Febbraio 2021, 10:47
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Vigilia di impeachment e un’unica grande certezza: Donald Trump è il primo presidente della storia degli Stati Uniti a finire nella morsa del processo politico addirittura per una seconda volta.

Senza precedenti, dunque. Senza tregua.

L’accusa è “istigazione all’insurrezione” per il drammatico assalto al Campidoglio, andato in scena il 6 gennaio scorso e in cui hanno perso la vita 5 persone.

La mossa dei democratici, però, oltre che animatamente discussa è oggettivamente discutibile.
In primis perché lo stesso Trump non è più il presidente in carica oramai da venti giorni e questo pone seri grattacapi costituzionali.

In secondo luogo perché, esattamente come in occasione del primo processo, sbrigata di gran fretta la pratica alla Camera, la maggioranza dei due terzi necessaria per condannarlo al Senato non c’è.

Un Senato, anzi, in bilico sul ciglio di un equilibrio quasi incredibile: 50 democratici contro 50 repubblicani, con la sola vicepresidente Kamala Harris in grado di far pendere a sinistra il famoso ago della bilancia. Impossibile dunque immaginare, pur all’eventuale presenza di qualche dissidente della destra anti trumpiana, anche soltanto di sfiorare lontanamente la soglia dei 75.

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L’intento non è certo quello di rimuoverlo da una Casa Bianca già abitata da Joe Biden.
L’intento è quello di punirlo e soprattutto di interdirlo
. Di impedirgli, cioè, qualsiasi incarico ovvero qualsiasi futuro politico.

Un intento destinato a fallire nei numeri, ma magari non nell’esito.

La figura di Trump, infatti, da questa ennesima palude politico-morale potrebbe uscirne stavolta irrimediabilmente macchiata.

In mezzo a tanti dubbi, di certezza ce n’è un’altra: entrambe le metà del Senato ambiscono a un procedimento breve. Un anno fa, c’erano volute tre settimane. Oggi, invece, bisogna correre. Perché c’è da approvare un pacchetto di stimoli da 1,9 miliardi di dollari e perché ci sono da formalizzare le ultime nomine dell’amministrazione Biden. Un doppio passaggio chiave che non può realizzarsi prima di aver definitivamente archiviato la faccenda Trump.

Si comincia domani, martedì 9 febbraio.
Le regole non sono chiare neanche ai diretti interessati, ma il tycoon non ci sarà né testimonierà.

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