Usa-Nord Corea, tensione alle stelle. Trump cancella il vertice con Kim

Usa-Nord Corea, tensione alle stelle. Trump: «È saltato il vertice con Kim»
Usa-Nord Corea, tensione alle stelle. Trump: «È saltato il vertice con Kim»
Giovedì 24 Maggio 2018, 13:53 - Ultimo agg. 25 Maggio, 17:54
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Con una mossa a sorpresa, e giocando d'anticipo, Donald Trump ha cancellato lo storico summit del 12 giugno a Singapore con Kim Jong-un, spiazzando ancora una volta la comunità internazionale e gli alleati, a partire dalla Corea del sud. «Purtroppo, sulla base della tremenda rabbia e dell'aperta ostilità mostrata nelle sue più recenti dichiarazioni, penso che sia inappropriato, in questo momento, tenere questo incontro a lungo pianificato», ha spiegato il presidente in una inusuale lettera al leader nordcoreano, rammaricandosi che «il mondo, e la Corea del nord in particolare, hanno perso una grande opportunità per una pace duratura e una grande prosperità».

Una missiva resa nota paradossalmente poche ore dopo quello che appariva come un primo passo di Pyongyang verso la denuclearizzazione: l'annuncio del «totale smantellamento» del sito dei test nucleari di Punggye-ri, l'unico ufficialmente conosciuto, alla presenza di un gruppo di giornalisti stranieri, che tuttavia non è stato in grado di verificare l'operazione. A differenza di quanto avrebbero potuto fare gli ispettori internazionali, che però alla fine non sono stati invitati. La lettera di Trump a Kim ha il tono dell'innamorato deluso, che dopo un breve flirt cancella un appuntamento per le bizze del partner alternando poi minacce e mano tesa. Il tycoon esordisce con l'apprezzamento per «il tempo, la pazienza e gli sforzi» profusi da Kim nel discutere il summit di Singapore. «Non vedevo l'ora di essere lì con lei», confessa il presidente, prima di annunciare la cancellazione del vertice. Quindi la minaccia: «Lei parla delle sue capacità nucleari ma le nostre sono così massicce e potenti che prego Dio non siano mai usate».

Trump lascia però aperta la porta: «Sento che tra me e lei è stato costruito un meraviglioso dialogo e, alla fine, è solo questo dialogo che conta. Sono impaziente di incontrarla un giorno», conclude, ringraziandolo per il «magnifico gesto» del rilascio degli ostaggi americani e invitandolo a chiamarlo o a scrivergli se cambiasse idea. Un messaggio più o meno ribadito poco dopo parlando alla Casa Bianca, dove il tycoon non ha escluso che il vertice si tenga più avanti ma ha ribadito che nel frattempo continuerà la campagna di «massima pressione», ammonendo che gli Usa, insieme agli alleati, sono pronti a reagire se necessario di fronte ad eventuali azioni «avventate» di Pyongyang. Trump, secondo media e analisti, avrebbe cancellato il summit dopo il recente irrigidimento di Kim, irritato non solo dalle esercitazioni tra Usa e Corea del Sud ma anche dal modello libico di disarmo evocato dal consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton e rilanciato dal vice presidente Mike Pence, con la minaccia che Kim potesse fare la stessa fine di Gheddafi.

La vice ministra degli Esteri nordcoreana Choe Son-hui aveva reagito mettendo in discussione il summit: «Noi siamo pronti ad incontrarvi al tavolo del negoziato, ma anche sul fronte di una guerra nucleare». In ogni caso Kim non sembrava disposto ad una denuclearizzazione unilaterale senza immediate contropartite. Alcuni analisti, e lo stesso Trump, non escludono che ci sia lo zampino del presidente cinese, sullo sfondo della guerra dei dazi con gli Usa. Altri dubitano della stessa buona fede di Kim. Il più spiazzato dalla mossa di Trump è sembrato comunque il presidente sudcoreano Moon Jae-in, che nei giorni scorsi era volato alla Casa Bianca fiducioso di convincere il tycoon a fare il summit e che oggi ha convocato un vertice di sicurezza per capirne le intenzioni, rilanciando la necessità di un «dialogo diretto» fra Trump e Kim.

Stesso appello dal segretario generale dell'Onu Antonio Guterres, mentre sul fronte interno i democratici vanno all'attacco denunciando il «fallimento» del presidente: «L'arte della diplomazia è molto più dura dell'arte dell'accordo», ha ironizzato il senatore Bob Menendez.


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