Turchia, l'ambasciatore Mattiolo: maturi
i tempi per lo stop all'emergenza

Turchia, l'ambasciatore Mattiolo: maturi i tempi per lo stop all'emergenza
di Valentino Di Giacomo
Domenica 16 Luglio 2017, 17:35
4 Minuti di Lettura
ANKARA «Primo anniversario del tentativo di colpo di Stato costato la vita di oltre 200 persone ma con il suo intervento nelle strade e nelle piazze, il popolo turco lo scorso anno ha trasversalmente dimostrato il proprio attaccamento all'ordine costituzionale e ai valori dello stato di diritto e delle libertà fondamentali, rigettando qualsiasi tentativo di rovesciamento, specie violento, delle conquiste democratiche fondamentali», dice l'ambasciatore italiano in Turchia, Luigi Mattiolo, che assiste alle celebrazioni del tentato golpe in una capitale tappezzata di gigantografie di Erdogan che cura ogni minimo dettaglio per la sua propaganda.

Anniversario che giunge però in un momento in cui le relazioni tra Turchia ed Europa sono al minimo storico.
«Sono rapporti che hanno da sempre attraversato fasi alterne: in questa fase storica però risulta chiaro a entrambe le parti quanto esse abbiano necessità l'una dell'altra per fare fronte a decisive sfide comuni. Penso al tema migratorio, ma anche alla lotta al terrorismo, alla stabilizzazione regionale, allo sviluppo delle potenzialità insite nei progetti di corridoi energetici, al comune interesse per un approfondimento dei legami commerciali e dei flussi di investimenti attraverso l'ampliamento dell'Unione Doganale esistente. Non credo che sia in discussione l'ancoraggio della Turchia all'orbita europea: per questo è sempre più necessario, per entrambe le parti, alimentare tutti i canali di dialogo esistenti. Da parte nostra, peraltro, l'Italia non ha mai fatto mancare il proprio pieno sostegno alle aspirazioni europee della Turchia e dei suoi cittadini».

Il vicepremier Kurtulumus ha dichiarato ieri al Mattino che l'Europa ha mancato le proprie promesse nei confronti della Turchia facendo arrivare solo una minima parte dei fondi destinati al loro Paese per il blocco della rotta balcanica. Sarà complesso trovare accordi simili in futuro?
«Credo che vi siano alcuni fraintendimenti sulla questione dei fondi assegnati alla Turchia in favore dei rifugiati siriani ospitati nel Paese. L'ultima riunione del Comitato d'indirizzo congiunto della Facility ha confermato l'allocazione di ben 2,9 miliardi di euro dei 3 miliardi totali previsti per il biennio 2016-2017. Di questi, circa 1.6 miliardi sono stati già contrattualizzati, mentre gli esborsi effettivi hanno raggiunto 811 milioni. L'assegnazione completa della somma prevista dovrebbe dunque concludersi ampiamente entro la scadenza dell'anno in corso. La possibilità di un'ulteriore tranche di 3 miliardi per il 2018, come concordato tra le parti, sarà valutata successivamente».
50mila persone sono state arrestate dopo il golpe. Un pessimo segnale per la democrazia in questo Paese?
«Il rispetto per i diritti umani, le libertà fondamentali e lo stato di diritto sono principi sostanziali e fondanti della Ue e rappresentano il fulcro ineludibile delle relazioni tra Europa, Occidente e Turchia, anche in ragione delle aspirazioni dello stesso popolo turco. Le autorità turche hanno il pieno diritto di portare gli individui responsabili del tentativo di colpo di Stato davanti alla giustizia, proprio nel rispetto dei principi dello stato di diritto che la stessa Turchia ha sottoscritto come membro del Consiglio d'Europa e come Paese candidato all'accessione all'Ue. In questo contesto, le osservazioni ripetutamente formulate dal Consiglio d'Europa e specialmente dalla Commissione di Venezia costituiscono importanti linee-guida cui ispirarsi per punire i responsabili del tentato golpe mantenendosi nell'alveo del pieno rispetto dei principi condivisi».
L'autoritarismo di Erdogan può pregiudicare questo processo d'ingresso nella Ue che fino a qualche anno fa sembrava molto vicino?
«Vi sono preoccupazioni diffuse al riguardo. Ma occorre sottolineare che l'Italia ha sempre sostenuto questo percorso, insieme agli altri Paesi, con animo aperto e costruttivo cercando di far leva sulle aspirazioni europee della Turchia e dei suoi cittadini. Questa posizione non è mutata, nel corso degli anni e dei successivi governi. La recente decisione (non vincolante) assunta dal Parlamento Europeo, nel senso di chiedere una sospensione dei negoziati è un segnale forte delle preoccupazioni di cui si fa spesso cenno. Tuttavia non dovrebbe segnare l'interruzione del dialogo tra Bruxelles e Ankara. Ricordo comunque che i rapporti economici e commerciali con la Turchia sono eccellenti. Da anni l'Italia si colloca sempre ai primi posti tra i principali partner del Paese: nel 2016 è stato il terzo partner commerciale della Turchia con un interscambio di quasi 18 miliardi di dollari e una presenza di oltre 1300 aziende italiane».
Il 19 luglio scadrà lo stato di emergenza, ma i segnali dal governo turco sembrano andare tutti nella direzione della continuazione dello stato emergenziale. È necessario proseguire o ritiene sono maturi i tempi per un ritorno alla normalità?
«Sì, ma non bisogna tuttavia trascurare il fatto che lo stesso Erdogan abbia recentemente dichiarato per la prima volta che lo stato di emergenza potrebbe essere revocato in tempi brevi. Da parte mia non posso che auspicarlo. I tempi sono maturi e certamente tale decisione risponderebbe alle aspettative di molti segmenti della società turca. La comunità imprenditoriale in particolare si è ripetutamente affiancata agli appelli in tal senso degli investitori
© RIPRODUZIONE RISERVATA