Il professore Wolfango Plastino è docente ordinario di Fisica applicata all'Università degli studi Roma Tre e fa parte del Gruppo consultivo permanente per l'Assistenza tecnica e la cooperazione dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea), che è l'organismo istituito nel 1957 alle Nazioni Unite con l'obiettivo di «promuovere l'uso pacifico dell'energia atomica assicurando che la diffusione della relativa tecnologia non favorisca lo sviluppo di progetti militari».
Professore Plastino, quali sono i rischi che potrebbe provocare l'attacco militare alla centrale nucleare di Zaporizhzhia in Ucraina?
«La rete di sorveglianza internazionale non ha rilevato alcuna anomalia di funzionamento e alcuna variazione del rischio da esposizioni da radiazioni ionizzanti. L'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea), in linea con il proprio mandato, sta monitorando da vicino gli sviluppi in Ucraina con un'attenzione particolare alla sicurezza delle sue centrali e di altri impianti nucleari».
Un'esplosione potrebbe diventare una catastrofe nucleare per più Paesi?
«Non reputo verosimile la possibilità di bombardare i reattori nucleari di Chernobyl, sia per le ripercussioni dirette sulle truppe russe in azione sul territorio ucraino, sia per gli effetti sull'alleato bielorusso, come dimostrato in occasione dell'incidente occorso alla stessa centrale nucleare nel 1986. Analogamente, per le altre centrali nucleari attive sul territorio ucraino, tra le prime Zaporizhia. L'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) ha ribadito che qualsiasi attacco armato e minaccia contro impianti nucleari destinati a scopi pacifici costituisce una violazione dei principi della Carta delle Nazioni Unite».
Che caratteristiche ha l'Aiea, sul controllo delle centrali nucleari?
«È l'organismo di controllo internazionale con sede alle Nazioni Unite a Vienna. Ne fanno parte 173 Stati membri, tra questi alcuni senza rapporti diplomatici tra loro. Si occupa della sicurezza e della salvaguardia nucleare e si avvale sia di una rete mondiale di sorveglianza, sia di attività ispettive e di controllo in situ».
Quale fu il precedente della guerra in Irak, sui pericoli delle centrali nucleari?
«In quella occasione il motivo del contendere era la presunta disponibilità di ordigni nucleari degli iracheni. Anche in quel caso fu dirimente il ruolo svolto dall'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea), che stabili l'insussistenza di quella condizione. Anche per queste attività, Aiea e il suo direttore generale dell'epoca, Mohamed ElBaradei, furono successivamente insigniti del Premio Nobel per la Pace nel 2005».
Qual è la realtà delle centrali nucleari in Ucraina: quante sono a rischio bombardamenti?
«Attualmente sono attive quattro centrali nucleari per un totale di 15 reattori, non tutti operativi, che producono poco più del 50% del fabbisogno di energia elettrica in Ucraina. Tecnicamente tutte sono a rischio bombardamento in uno scenario di guerra. Tuttavia, in un contesto dove sono operative sul terreno entrambi le parti, viene da pensare cui prodest scelus, is fecit».
Una deflagrazione sarebbe pericolosa per tutti?
«Non ci sarebbe alcuna distinzione tra russi e ucraini».
Quali sono le parti strutturali più pericolose in una centrale nucleare?
«Sicuramente la struttura più sensibile è il reattore nucleare, la parte nella quale avvengono le reazioni di fissione controllata. Altre strutture sono le cosiddette piscine di stoccaggio provvisorio del combustibile nucleare esausto».
Le centrali nucleari sono costruite per resistere ad esplosioni esterne da bombe?
«Dipende dalle configurazioni e dalle tipologie degli edifici di contenimento, estremamente resistenti, ma non sono sufficienti armi d'assalto per provocarne danni. In fase di gradualità è richiesta artiglieria anti-bunker ovvero per danni persistenti missili da crociera».